martedì, dicembre 19, 2006

Video: Seminario di Kali a Roma - Kamatuuran System



Video girato durante il Seminario di Kali del Maestro (Tuhan) Joseph T. Oliva Arriola (Grandmaster of Kamatuuran School of Kali - San Francisco, California - USA), per la prima volta in Italia in esclusiva per gli istruttori e gli allievi della TKS.

Il seminario, organizzato dalla Taramanni Kung Fu School di Roma si è svolto il 17 e 18 Novembre presso la sede di via dei Fulvi, 3 (Palestra Alter Ego), è stato una full immersion su tecniche di bastone, coltello e mani nude secondo il sistema di Kali insegnato dal Tuhan Joseph Arriola.

La TKS vuole ringraziare nuovamente il Maestro Arriola, per averci regalato due giorni davvero speciali a livello marzialistico e soprattutto umano, con la promessa di rivederci nuovamente in Primavera per un nuovo evento sempre a Roma.

Technorati Tags: - - - - - - - -

giovedì, novembre 02, 2006

Stage di Kali a Roma. Venerdì 17 e Sabato 18 Novembre


Venerdì 17 e Sabato 18 Novembre 2006, la Taramanni Kung Fu School di Roma ospiterà per la prima volta in Italia, Tuhan Joseph T. Oliva Arriola (Grandmaster of Kamatuuran School of Kali - San Francisco, California - USA), per uno stage di Kali Filippinio.

Il seminario consisterà in una full immersion ed in un allenamento intensivo sulle tecniche di coltello, bastone singolo e a mani nude tipiche del kali filippino (secondo il sistema insegnato nella Kamatuuran School).

Tuhan Joseph T. Oliva Arriola, fondatore della Kamatuuran School of Kali, ha alle spalle 45 anni di pratica ed insegnamento del Kali Filippino. E' stato allievo del Grandmaster Ben Largusa (colui che ha introdotto il Kali negli USA), discepolo numero uno del leggendario Guro Floro Villabrille, vero mito del Kali Filippino e uno degli ultimi combattenti a partecipare sempre imbattuto ai "death matches", gli incontri mortali con bastoni e senza protezione che fino agli anni '40 avevano luogi nelle Filippine e nelle Hawaii.

Lo stage di kali è riservato esclusivamente agli Istruttori ed agli allievi della Taramanni Kung Fu School. Sono comunque disponibili 10 inviti per i non allievi che fossero comunque interessati a partecipare al seminario.

Per ulteriori informazioni sul seminario di Kali visitare il sito ufficiale della TKS
www.rtschool.it


Technorati Tags: - - -
-
-

lunedì, ottobre 23, 2006

La difesa personale. Arti marziali e corsi di self-defence (parte 2)

Ci sono individui nella società dediti alla violenza come unica forma d’espressione, magari reduci da un passato di povertà, o di mortalità giornaliera nel proprio paese d’origine, senza nessun bene proprio o ricordo da salvaguardare, che scoprono negli atti di violenza l’unico riscatto di una magra vita.

Come possiamo difendere la nostra incolumità da chi non ha niente da difendere e quindi da perdere?
Il nostro primo pensiero quando si viene aggrediti va subito ai nostri cari, il loro pensiero ci rende ponderati o eroici, salvaguardando la nostra incolumità o gettandola alle ortiche nel caso in cui il pericolo sia proprio nei loro riguardi. Come possiamo insegnare noi, tecnici del movimento, la difesa personale coscienti di tutto ciò?

Qual' è il metodo migliore per sconfiggere un’aggressione? Imparare poche tecniche, ma mirate per un’autodifesa immediata? Studiare anni sulle capacità fisiche che l’allenamento tecnico ci può regalare? Diventare dei professionisti del ring ed abituati al combattimento totale? Studiare le leve articolari e le loro applicazioni? Studiare la lotta da strada? Imparare ad usare le armi? Imparare a conoscere i propri mezzi fisici? Studiare la psicologia della paura? Assoldare una guardia del corpo?

Tranne quest’ultima affermazione, credo che tutti queste cose siano utili, ed ogni insegnante (e quindi ogni disciplina), sa come svilupparle . La materia di competenza è talmente vasta che ogni sistema ha una sua verità, sia che si voglia insegnare ad un ragazzo o ad una ragazza, solo che per quest’ultima il discorso è molto più complicato.

E’ chiaro che non posso dire che basterebbe imparare a fare i fabbri che lavorano il ferro, o gli idraulici che non fanno altro che avvitare tubi o picconare tutto il giorno, o tagliare alberi dalla mattina alla sera per migliorare i nostri mezzi fisici...il mio discorso di prima era solo una provocazione (ma con un fondo di verità), tuttavia almeno per le ragazze il programma dev’essere particolareggiato e un po’ diverso da quello dei ragazzi.

In genere, i miei corsi di difesa personale per donne iniziano sempre con una serie di domande personali, alle quali ogni ragazza risponde ed annota in un questionario, in modo da poter fare un lavoro di gruppo, ma anche personalizzato.

Le mia domande in questione sono:
  1. Attività fisiche praticate?
  2. Quali sono le paure più frequenti?
  3. Quali parti del corpo credi di avere più deboli e quali più forti?
  4. Sei mai stata aggredita fisicamente? Se si, quali sono state le tue reazioni?
  5. Avresti più paura ad essere aggredita frontalmente o alle spalle?
  6. Esci più spesso la sera, da sola o in compagnia?
  7. Da bambina, eri più maschiaccio o femminuccia?
  8. Elenca quali parti del corpo debbano essere colpite per provocare dolore?
  9. Fai abuso di alcolici o di farmaci?
  10. Cosa ti aspetti da un corso di difesa personale?
Ora prendiamo in esame ognuna di queste domande. Normalmente ai corsi di difesa personale non vengono signore di una certa età, molto più “impegnate” in altre situazioni e quindi in genere la richiesta viene più da ragazze o giovani donne magari già dedite ad altri sport. Quindi cerco di valutare il loro grado di fisicità, il loro peso corporeo, la loro ossatura, la loro esuberanza e determinazione, che magari la pratica di altri sport ha evidenziato, ma anche se non sono delle sportive, tutte queste caratteristiche vengono analizzate lo stesso, per cercare di sfruttarle al meglio ognuna per le proprie possibilità. E' chiaro che una ragazza piccola e magrolina avrà più difficoltà di una sua coetanea, robusta o corpulenta e le risposte fisiche saranno diverse come diverso sarà il programma tecnico. Con la pratica quotidiana, i diversi soggetti possono migliorare agilità e velocità per un fisico magro, potenza e precisione per un fisico robusto...continua

Articoli precedenti:

Technorati Tags: - - -

venerdì, ottobre 13, 2006

Arti marziali e difesa personale. Premessa

Passiamo ora ad un argomento particolarmente delicato, la difesa personale. L’autodifesa è una componente naturale dell’essere umano, ogni manuale che parli di arti marziali o di semplice lotta sia settoriale che specifica ha nel suo programma l’essenza nella difesa personale.

Ci sono manuali generici, che spiegano cosa fare o non fare durante un’aggressione, ci sono discipline marziali che enfatizzano l’assoluta completezza del loro sistema, pubblicizzandosi con frasi del tipo “noi alleniamo solo tecniche efficaci”, oppure “se conosci i punti vitali sarai un uomo invincibile”,... . Ognuna di queste affermazioni ha in sé una propria verità ed è giusto rispettare il lavoro divulgativo di tutti, purché sia coscienzioso e serio, analizzando tutti i vari aspetti che ogni situazione crea.

La difesa personale è un fatto reattivo, emozionale, emotivo ed anche abitudinale, ma questo non vuol dire che un atleta che segue uno studio tradizionale, con discipline senza competizioni, sia meno reattivo di chi pratica il Free Fight.

Un pugile, un karateka, un judoca, un ginnasta, un ballerino, potrebbero avere la stessa reazione. Un pugno, una testata, una ginocchiata, sono comunque reazioni naturali e quando si ha un fisico allenato è più facile reagire anche a freddo, perché spesso basta poco per creare una reazione istintiva se si è comunque degli sportivi abituati al movimento e si ha confidenza con il proprio corpo. Quello che voglio dire è che chi pratica una disciplina basata sullo studio delle forme e si esibisce solo in competizioni figurative o chi ha studiato per anni materie tecniche in cui è previsto il controllo dei colpi, o chi è dedito allo studio meditativo del corpo, non credo che nel momento dei bisogno non sappia colpire agli occhi, ai genitali, alla gola, alle articolazioni, ecc... come se questi gesti fosser prerogativa solo ed esclusivamente di discipline “no limits”.

Si potrebbero studiare per anni discipline coreografiche poco efficaci per un confronto reale ed avere lo stesso una reazione risolutoria in un caso di difesa personale, tutto dipende dal grado di rabbia, emotività, determinazione, paura, incoscienza o sicurezza, che ognuno di noi ha in quel momento e spesso è questione d’attimi. Non è un combattimento, è solo una reazione.

E’ chiaro che un allenamento mirato, continuativo su tecniche di difesa personale e frequentare un corso di difesa personale aiuti molto, ma non esiste una disciplina che può risolvere tutto ed anche chi non ha mai fatto sport può risultare letale se è ben motivato e determinato.

Ci sono mestieri come il fabbro, il muratore, il contadino, lo spaccalegna, l’idraulico, l’elettricista, tanto per citarne alcuni , che consentono a chi li pratica di non aver spesso bisogno di conoscere tecniche marziali ( provate a stringere loro una mano e sentirete che cosa è la potenza): giorno dopo giorno, c’ è chi usa un piccone, chi un martello, una chiave inglese, un paio di pinze, cacciaviti, asce. Un allenamento continuativo, fatto di trazioni, sollevamenti, torsioni, che rende le loro braccia e spalle duri come l’acciaio. Proviamo ad andare ad aggredire uno di questi simpatici personaggi, non credo che il risultato sia scontato pur con tutte le nostre conoscenze tecniche.
Ho assistito personalmente alla reazione violenta di alcuni, che senza starci troppo a pensare hanno reagito in maniera rapida ed efficace ad una provocazione. Non è quindi l’arte marziale praticata che rende invincibili, né la padronanza di una tecnica, ma la determinazione e "l’incoscienza" con cui essa viene eseguita in un determinato momento. Ovviamente, torno a ripetere, l’allenamento continuato può aiutarci nella scelta del momento e soprattutto nel difenderci, ma non potrà mai renderci immuni da un’aggressione, soprattutto se è improvvisa.

Ricordo che quando ero un adolescente ed avevo anch’io la mia “baby-gang”, come si dice adesso, c’ era nel nostro gruppo un ragazzo che quando stava per nascere uno screzio con altri ragazzi si prestava cordialmente nel ruolo di paciere, ma appena si rilassavano e facevano per andarsene lui li colpiva improvvisamente con pugni e testate, risultando sempre vincente e mi diceva: “Vedi Renato, chi picchia per primo, picchia sempre due volte, ma non devi farglielo capire”.
Io, nonostante la mia determinazione, non ho fatto mai mio questo motto, orgoglioso com’ero, preferivo sempre il confronto diretto, ma indubbiamente quella strategia dava i suoi frutti e più di una volta, anche in tempi recenti, mi sono trovato in situazioni simili ed il risultato è sempre lo stesso, l’aggressore spregiudicato, determinato ed incosciente spesso ha la meglio anche nei confronti di un atleta abituato al combattimento.

La differenza sta proprio in questo. Il teppista da strada è abituato ad usare la propria aggressività perché ne conosce il potere, che consiste nel suscitare il timore soprattutto in soggetti “diciamo” pacifici e tranquilli, assumendo atteggiamenti da duro con sguardi truci o taglienti.

E' un po’ come un guerriero che si dipinge la faccia per andare incontro al nemico, sperando di spaventarlo. Difficilmente troveremo un teppista infastidire un suo simile e magari grande e grosso più di lui, è meglio infastidire chi siamo sicuri di poter dominare, non importa come, l’importante è farlo. E’ questa la differenza che lo rende pericoloso, perché potrebbe agire in maniera spregiudicata e senza nessuna strategia e coglierci di sorpresa...continua

Technorati Tags: - - -

I bambini e le arti marziali. L'arte di insegnare il kungfu ai bambini





Passiamo ora ad un argomento molto difficile e delicato, ma che da grandi soddisfazioni e cioè insegnare arti marziali ai bambini.

La mia formazione di insegnante si è realizzata con l' esperienza, come normalmente avviene per queste discipline, nel senso che non ho fatto nessuna scuola di pedagogia infantile, ma comunque l’amore per i bimbi è stato un grosso incentivo. Già quando ero una giovane cintura nera, m’era capitato d’avere la responsabilità di una classe di giovanissimi studenti, ma comunque sapevo d’aver la supervisione del mio Maestro che controllava che tutto andasse bene (un po’ come faccio adesso io con i miei istruttori), tuttavia era comunque una grossa responsabilità ed anche un grande piacere, soprattutto nel constatare poi che alcuni di loro sono diventati grandi atleti e persino responsabili di enti federali sportivi.

Le difficoltà maggiori, che ho incontrato nell’insegnare ai bambini, sono da attribuire più che altro alla mia predisposizione tecnica, nel senso che io sono uno che vorrebbe insegnare mille tecniche, vorrei che le lezioni non finissero mai, appena appresa una tecnica se ne impara subito un’altra, questo mio modo di concatenare le tecniche è il mio vanto ed il mio dolore e con i più piccoli non va bene. Con loro bisogna fare tutto al rallentatore, anche se sembrano svegli e ben disposti, sia fisicamente che mentalmente, bisogna comunque rallentare il passo.

Non è molto tempo che insegno anche ai bambini, sono all’incirca dieci anni e mi ricordo che i primi tempi chiedevo consiglio ai miei amici istruttori di Judo sul da farsi, loro erano senz’altro più esperti di me nell’avere una rosa di pulcini, ma con il tempo sono riuscito ad elaborare un programma ginnico e tecnico che soddisfa sia la loro voglio di giocare e d’imparare, sia la mia didattica tecnica mirata al combattimento.

E’ divertente constatare come i bimbi siano da un lato tutti uguali e dall’altro tutti diversi ed ognuno con una propria personalità, anche un bimbo di quatto o cinque anni ti può stupire. I momenti più esilaranti avvengono quando con quella loro candida ingenuità, mi fanno richieste del tipo: "Maestro quando facciamo i calci infuocati ?", oppure, "Maestro quand’ è che cominciamo a volare?", Maestro quando possiamo diventare trottole umane", "Quando ci insegna i pugni d’acciaio?". Insomma tutti quei virtuosismi creati dai cartoni animati oppure elaborati alla PlayStation. E poi, tocca a me ridimensionare il tutto, cercando di fargli capire che quello che facciamo e che faremo è più realistico, ma più divertente (spero).

Come dicevo, i bambini sembrano tutti uguali, ma non lo sono, anche fisicamente c’ è il cicciotello, il magrolino, quello più alto per la sua età e quello più basso, c’ è il timido, il vivace, il parlantino, il sapientone, l’emotivo, il distratto, il pestifero, l’angioletto, ecc. Creare una lezione che accomuni tutti, è veramente un’impresa ed io con i miei programmi ginnici che imitano il movimento degli animali o di determinati oggetti riesco a mettere tutti d’accordo. Ci sono esercizi da eseguire in coppia e questo crea un confronto stimolante per i giovani atleti, ci sono poi dei percorsi alternativi creati per l’occasione che creano complicità e cameratismo, confronti tecnici con gli allievi più grandi che stimolano emulazione e voglia di far meglio ed infine ci sono esercizi inventati da loro stessi, che li rendono importanti e responsabili.


Ma non è tutto rose e fiori, spesso si fanno dei dispetti e qualcuno piange se non riesce a fare qualche esercizio, o qualche tecnica, ci si sente mortificati oppure giudicati, ci si rende conto di essere meno sciolti di un altro, o più sensibili al dolore, ma poi tutto passa, basta un abbraccio, un sorriso, un compiacimento da parte dei propri genitori, per far sentire il giovane pulcino uno scattante galletto. Ed è per questo che io chiedo sempre ai genitori d’essere rassicuranti verso i propri figli, non “mielosi”, ma presenti, senza lasciare a me il ruolo d’educatore. Io sono solo un semplice insegnante tecnico, che può insegnare tanto, ma non tutto. Ed anche se insegnargli i programmi tecnici è faticoso vederli tutti insieme con le loro performance nelle esibizioni, eseguire perfettamente quell’esercizio ripetuto tante volte, è sempre una forte emozione sia per me che per loro, che magari non credevano assolutamente di riuscire a tanto e talvolta, tra i molti bravi escono dei veri talenti, come la nostra Valeria Fedele, che ha iniziato con me che aveva quattro anni, ora ne ha dieci ed è uno spettacolo sia nelle forme che nel combattimento ed insieme ad un altro coetaneo, Giuliano De Antonis sta formando un duo di futuri campionissimi, che capitanati dal veterano (si fa per dire, visto che è poco più grande di loro), Daniele Mosca, rappresentano il futuro della TKS - Taramanni Kung Fu School.

Speriamo che abbiano il piacere di continuare, come l’ho sempre avuto io, certo è difficile pensare di poter passare una vita nelle arti marziali, visti gli stimoli esterni che oggi giorno ci sono. Per me è stato tutto più naturale, io ero un ragazzaccio di strada, capriole, lividi e contusioni erano più frequenti, oggi i bimbi sono più controllati e coccolati,. Mi accordo che spesso non hanno mai fatto una capriola sul lettone di mamma o i miei giochi infantili, tipo il salto della cavallina, la sedia del Papa, o andare a cavacecio, tanto per citarne qualcuno. E' per questo che ho inserito tutti questi “giochi esercizi” nel mio programma ginnico, per stimolare sia il loro fisico che la loro fantasia e creatività, lasciando che il computer e la PlayStation per un momento rimangano solo un soprammobile di casa.


Technorati Tags: - - -
- - -

lunedì, settembre 11, 2006

Kung Fu Video: uso del coltello e di altre armi bianche



Video didattico sull'uso del coltello e di altri piccoli oggetti(come ad es. un piccolo bastoncino di legno), nella difesa personale, secondo il sistema TKS (alla base delle tecniche c'è sempre la "chiusura a 5", che si esegue anche a mani nude ed è alla base dell'uso delle braccia secondo il sistema TKS).

Guarda tutti i filmati sul sito della Taramanni Kung Fu School:
www.rtschool.it/kung_fu_filmati.htm


Technorati Tags: - - - - - -

martedì, agosto 29, 2006

Vivere le Arti Marziali: ricordi, amici e Maestri (parte seconda)

Ora vorrei spendere una parola in più per il mio amico Guglielmo Nargisi, che conobbi negli anni ’80 quando studiavo il Tang Lang. Persona molto riservata, all’epoca non socializzava molto con il gruppetto degli atleti combattenti (citati in precedenza), forse perché per molto tempo, era stato allievo di un maestro molto severo e poco incline al dialogo con gli allievi, veniva dalla scuola di Kung Fu stile Lam-Kiu-Pak-Toi del Maestro Choo Kang Sing. Decisamente di tutt’altro genere e atteggiamento era il nostro Maestro ed il nostro insegnamento, fatto di grandi fatiche ma anche di molto divertimento e complicità con il nostro SiFu (Insegnante). Noi d’altronde eravamo tutti ragazzotti svegli e sempre pronti alla battuta, (soprattutto Alessandro Cossu, che dietro alla sua perfezione tecnica nasconde una vena comica veramente esilarante). ma tornando a Guglielmo Nargisi, dopo il primo periodo di diffidenza, cominciammo ad apprezzarlo e diventammo subito amici, scoprii così che dietro alla sua apparente durezza, nascondeva una grande bontà d’animo ed una profonda lealtà, che ancora oggi ammiro.


Dotato fisicamente, il suo approccio al Kung Fu prevede tecniche dure, potenti e molto efficaci, ma da molti anni studia anche il Tai-Chi diventandoun Maestro stimato e competente anche agli occhi dei Maestri Orientali. Ormai siamo amici da tanto tempo, abbiamo fatto parte anche dell’organo direttivo di varie organizzazioni federali di cui lui è ancora un degno rappresentante e ci vediamo spesso ai vari meeting sportivi a cui siamo invitati, confrontando spesso le nostre reciproche conoscenze marziali e non solo. Chiaramente, moltissimi altri amici si allenarono con noi in quel periodo, raccontare di ognuno di loro impiegherebbe troppo tempo, ma ho voluto ricordare coloro che più o meno hanno influenzato e perché no, divertito, la mia vita di sportivo, convinto che ognuno di voi avrà trovato delle similitudini nei propri compagni di allenamento. C’ è sempre il più forte, il più vanitoso, il più saccente, il più timido, il più fissato... . I miei amici erano tutto questo e ripercorrendo con la mente quegli anni, mi rendo conto di quante pazzie abbiamo fatto, ognuno di noi aveva sempre una sua tecnica segreta, un colpo preferito, un allenamento personalizzato, un proprio traguardo, tutto per amore dell’Arte Marziale.
E anche se non tutti tra di loro sono diventati degli insegnanti, sicuramente ricorderanno quegli anni che tanto hanno influenzato il nostro futuro.

Come ho già detto in precedenza, gli anni ’90 sono stati per il mio trascorso evolutivo i più fruttiferi. Il ventennio precedente era stato ricco di soddisfazioni e di crescita personale, ma sono stati gli anni a venire che mi hanno, diciamo, acculturato nel programma marziale, conoscendo personaggi famosi che nelle loro diversità esprimevano tutto il meglio del loro sapere. Gran parte di questo merito, lo devo anche ad un noto personaggio, che con i suoi eventi organizzativi è riuscito a portare in Italia il meglio del panorama marzialistico internazionale. Il suo nome è Alessandro Colonnese. Fisico robusto, ma talento da vendere, anche lui è cresciuto nella scuola del Kung Fu Lam Kiun Pak Toi, riscuotendo molto successo come combattente e come istruttore di quel tipo di Kung Fu, duro e tradizionale. Ma è con lo studio del Jeet Kune Do, che espresse tutto il suo talento. L’arte ideata da Bruce Lee ben si sposava con il suo carattere di persona sveglia e combattiva, questo fece di lui oltre che un perfetto Istruttore (la sua scuola ha sfornato ottimi combattenti), anche un promotore con i fiocchi organizzando campionati, siglati “Dragon's Cup”, “Martial Day” e stage con personaggi internazionali, appartenenti al programma della “Dan Inosanto Academy” e non solo. Scott Dobbs, Larry Hartsel, Paul Vunak, Richard Bustillo, Cass Magda, tanto per citarne alcuni, ma anche famosi atleti Thailandesi, Brasiliani, Europei, Cinesi e Giapponesi... insomma nella sua organizzazione non sono mancati i grandi personaggi del panorama marzialistico e partecipare ai suoi seminari, è stato per noi un notevole arricchimento tecnico. Anche il nostro Alessandro, come molti altri, alterna all’attività di organizzatore ed insegnante, quello di addetto alla sicurezza, coadiuvato da una squadra di atleti suoi collaboratori di vero talento.

Per un certo periodo, ho fatto parte del consiglio direttivo della sua organizzazione, insieme ai Maestri: Guglielmo Nargisi, Carlo Capaldi, Mauro Evangelisti, ed il compianto Luciano Raguzzi, scomparso recentemente, lasciando la guida della sua scuola al figlio Riccardo. Purtroppo i miei numerosi impegni non mi hanno permesso di continuare questa collaborazione, troppo ricca di avvenimenti, così ho lasciato l’incarico, anche se a malincuore.

Insomma, tanti amici, futuri campioni, semplici amatori, personaggi curiosi ed interessanti, strepitose meteore, talenti bruciati, grandi speranze, quanti personaggi hanno incrociato il mio trascorso sportivo, giovani ragazzini che ora sono grandi, adolescenti che ho ritrovato sposati con figli, anticipandomi anche nel metter su famiglia, semplici studenti, diventati ora degli stimati professionisti. Credo di aver avuto duemila allievi in questi vent'anni d’insegnamento ed in ognuno di loro c’ è una parte di me e viceversa e soprattutto nelle mie cinture nere rivivono i miei pensieri ed i miei gesti, anche se ognuno in maniera diversa esprime quello che ha imparato, rispettando chiaramente il proprio carattere e la propria predisposizione fisica, in ognuno di loro c’ è comunque il mio pensiero.


Articoli precedenti:


Technorati Tags: - - - - -
- - - -

giovedì, agosto 03, 2006

Vivere le Arti Marziali: ricordi, amici e Maestri

..io non credo che i milioni di persone, uomini, donne e bambini che praticano le arti marziali in tutto il Mondo si pongano il problema di dove arriveranno, se saranno invincibili o se diventeranno ricchi e famosi. Credo piuttosto che tolte le motivazioni iniziali, alla fine di tutto c’ è sempre il piacere della pratica, l’appartenenza ad un gruppo, ad uno stile, ad un’idea.
C’ è il piacere di scoprire il movimento del corpo, la riuscita di una tecnica, il benessere fisico, la consapevolezza che comunque si sta facendo qualcosa che rimarrà per sempre dentro, il ricordo dei Maestri conosciuti, degli amici e compagni d’allenamento e perché no, anche degli amori con ragazze conosciute in palestra, quante storie sono nate tra un esercizio e l'altro, quante amicizie con chi ha condiviso sudore, amarezze per una competizione andata male o gioia e grande entusiasmo nel constatare i progressi tecnici ottenuti).

Tra gli amici più cari, non posso non ricordare il già citato M° Alessandro Cossu: ci conosciamo da quando siamo bambini. I nostro genitori erano amici tra di loro, suo padre un ex pugile, aveva già trasmesso l’arte del combattimento a suo figlio (il mio invece era un musicista e suonava la chitarra classica, cosa che cominciai a fare pure io compiuti i cinque anni). Quando ci rincontrammo, più grandicelli, io praticavo il Karate stile Wadoryu, lui aveva già iniziato il Kung Fu (Siu-Lam) e dopo una mia parentesi nel pugilato, ci ritrovammo tutti e due di nuovo insieme per iniziare lo studio del Tang Lang (lo stile della Mantide Religiosa).
Devo dire che all’epoca lui era già molto bravo nel Kung Fu, l'esperienza nel pugilato e la sua mente sveglia lo rendevano un atleta eccezionale, ma era senz’altro la conoscenza di questo nuovo stile e la guida del nostro Maestro di allora che faceva la differenza. In quegli anni, abbiamo investito molte energie in quello che facevamo, i nostri allenamenti non terminavano in palestra ma continuavano in qualunque posto ce ne fosse l’occasione e non nascondo che essendo ragazzi che abitavano alla periferia di Roma spessi i nostri “allenamenti” venivano consumati in "scaramucce" con i vari bulletti del quartiere e questo se da un lato non era molto edificante, dall’altro temprava il nostro temperamento in vista delle gare di combattimento, a cui partecipavamo senza paure.

Dopo molti anni di pratica, in compagnia di altri amici cresciuti con noi nel mondo marziale, (Michele Lionetti, Sergio Leoni, Roberto Carmellini, Guglielmo Nargisi) e formando un gruppetto di fortissimi combattenti, ognuno di noi cominciò ad interpretare in maniera diversa quello che aveva imparato e questo era senz’altro dovuto alle nuove esperienze che ciascuno di noi nel frattempo stava facendo.

Alessandro Cossu cominciò a seguire il percorso più tradizionale, studiando tutti i processi storici ed evolutivi della Mantide Religiosa, divenendo allievo dei Maestri cinesi più qualificati e tradizionali, acquisendo quel perfezionismo tecnico a cui facevo riferimento.
Roberto Carmellini, oltre ad essere stato uno dei migliori allievi di Cossu, dopo la qualifica di istruttore si è dedicato anche all’arte della lotta, crescendo sia nel fisico che nell’abilità, ora è uno stimato Maestro, impegnato anche nella sicurezza di personaggi importanti.
Michele Lionetti, forse il più quotato di tutti fisicamente, non ha avuto la costanza di continuare nella pratica, trascurando l’arte marziale ed il talento che lo distinguevano.
Sergio Leoni, ragazzo sveglio e ben piazzato fisicamente, si è allenato tanti anni insieme a me, soprattutto nel combattimento, “indimenticabili” erano i lividi sul mio corpo dopo le sue bordate (noi non avevamo l’abitudine di usare protezioni) e comunque sopportare gli attacchi di un omone come lui, mi ha reso più resistente e svelto nei riflessi. Adesso non pratica più assiduamente, gli impegni lavorativi non gli permettono una continuità, anche lui ora si occupa di sicurezza ma un allenamento ogni tanto ce lo facciamo lo stesso....continua

Articoli precedenti:

venerdì, luglio 28, 2006

Il Vale Tudo in Italia: Davide Ferretti

..conobbi Davide Ferretti negli anni ’90, durante uno dei tanti seminari a cui partecipavamo noi giovani istruttori di allora, lui veniva da esperienze nel Karate, Kick Boxing e Kung Fu Wing Chun ed in quel periodo partecipammo spesso a stage con i vari maestri cinesi che la federazione italiana invitava periodicamente.
Personaggio sveglio ed intelligente, ideò un sistema personale di grande efficacia, che lo fece conoscere nel circuito laziale fino alla svolta decisiva che gli diede notorietà a livello internazionale, quando cioè partì per il Brasile per allenarsi direttamente con il grande sopracitato Marco Ruas, diventando prima suo allievo ed in seguito suo rappresentante del sistema qui da noi in Italia ed unico europeo riconosciuto tale. A lui si devono l'organizzazione di stage, campionati sportivi, video e sopratutto il merito di aver portato in Italia il mito Marco Ruas. Bravo Davide, ne hai fatta di strada, continua così!

Come ho già avuto modo di dire, io sono uno che ha sempre letto molto, soprattutto di arti marziali, la mia biblioteca è decisamente ben fornita, non ho mai avuto una preferenza assoluta, tutte le arti marziali mi affascinano, cinesi, giapponesi, asiatiche... tuttavia non ho mai letto i libri con la curiosità certosina della data storica o della spiegazione tecnica assoluta, ero e sono più incuriosito dai personaggi, dalla loro evoluzione, dai loro trascorsi e dalle loro idee, che dall’arte marziale che li identificava. E’ per questo che i miei scritti sono più un racconto di fatti o persone che ho vissuto personalmente, più che un quaderno tecnico, anche se per spiegare la mia evoluzione, chiaramente arriverò anche a scrivere il mio programma di allenamento e la mia interpretazione delle tecniche, ma non voglio avere la presunzione di insegnare chissà quale nuovo metodo, il corpo umano è sempre lo stesso, due braccia e due gambe, è l’uso che se ne fa che fa la differenza, non credo molto nell’assolutismo, nel metodo più invincibile, o nell’arte marziale più pericolosa... anche un semplice pugno può essere pericoloso, se è andato a segno. Se ci fosse un’arte marziale imbattibile, si sarebbe nel tempo divulgata in tutto il mondo e tutti gli altri metodi piano piano sarebbero scomparsi, ma dietro ogni tecnica c’ è sempre l’uomo che la applica.

Sarebbe perfetto avere la velocità di Bruce Lee, la potenza di Mike Tyson l’agilità di Jackie Chan, la scioltezza articolare di Van Damme, la determinazione di Steven Segal, il carisma di Jet Li, tanto per citare personaggi famosi nelle loro interpretazioni, ma sarebbe ugualmente interessante avere la potenza di uno spaccalegna del nord America, la resistenza di un atleta africano, la sopportazione fisica di un thailandese, la scioltezza articolare di un contorsionista malese e perché no, la competenza tecnica del mio amico Alessandro Cossu, anch’egli Maestro di Kung Fu di vecchia data... ma tutte queste qualità non credo che si possano trovare in un uomo solo, o in un’arte marziale singola, è per questo che le arti marziali sono così diverse tra loro, come diverso è l’uso che se ne fa, è chiaro che un professionista del combattimento allenerà tutte quelle tecniche che possano servirgli per vincere un incontro, un soldato in missione dovrà badare alla sua incolumità ed essere il più “risoluto” possibile, un teppista da strada allenerà tutte quelle tecniche chiamiamole “sporche” ma di grande efficacia in una disputa dai risvolti imprevedibili, uno sportivo amante delle esibizioni coreografiche, si allenerà nella perfezione della tecnica e nell’eleganza del gesto, senza starci a pensare se si è efficaci oppure no, un semplice impiegato, allenerà la sua arte marziale per il piacere di farlo, o per stare in compagnia o per togliere un po’ di pancetta e così via...continua

Articoli precedenti:

Technorati Tags: - - -

giovedì, luglio 13, 2006

Kung Fu Video: uso delle braccia. La chiusura a cinque


Uso delle braccia secondo il sistema TKS ( difesa e contrattacco), ed esercizi per allenare la precisione e la velocità.


Guarda tutti i filmati sul sito della Taramanni Kung Fu School:
www.rtschool.it/kung_fu_filmati.htm


Technorati Tags: - -

Evoluzione delle arti marziali in Italia: personaggi italiani e stranieri

Molti personaggi hanno incrociato il mio trascorso marziale e alla soglia ormai dei miei “primi quarant’anni” sportivi, elencarli tutti sarebbe impossibile. Ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere personaggi nazionali ed internazionali, ma anche semplici amici, compagni d’allenamento diventati poi preparati Maestri nelle loro diverse specialità marziali.

Negli anni ’70 ho assistito e partecipato alle lezioni del Maestro Iwao Yoshioka, ho ammirato le maestrie tecniche del Maestro Toyama e del Maestro Yamada del Karate Wadoryu. Negli anni ’80, tra gli altri, ho combattuto contro gli allievi del Maestro Li-Din-To del Kung Fu Siu-Lam e del Maestro Choo Kang Sing dello stile Lam-Kiun-Pak-Toi, negli anni ’90 ho partecipato ai corsi di aggiornamento tecnico, del maestro cinese Zhang-Zheng, del Maestro Xu-Hao, del Maestro Ng-Shau-Yin, del Maestro Zhong-Lian-Bao.

Gli anni ’90 sono stati per me i più produttivi sul piano tecnico, fatti di viaggi studio in giro per il mondo. Dopo la mia prima Maratona di New York nel 1988 non mi sono più fermato, Brasile, Thailandia, Francia, Spagna, Ungheria, Cecoslovacchia, Germania, ecc... allenamenti e vacanze erano ormai il mio modo di vivere, soprattutto prima del mio matrimonio che si coronò nel 1997. Conobbi mia moglie nell’ambiente sportivo, naturalmente non era un’artista marziale, ma pur sempre una grande sportiva, veniva da dieci anni passati nel mondo dell’aerobica, anche lei tutti i giorni in palestra ed è questo che ci univa, altrimenti sarebbe stato difficile convivere con chi è sempre impegnato negli allenamenti e nella gestione delle scuole di Kung Fu. Ha sempre compreso e condiviso la mia vita sportiva, anche adesso che abbiamo un figlio e tutto è più complicato ma “meravigliosamente” appagante, mi sostiene e mi consiglia con lo stesso entusiasmo di sempre. Quante volte abbiamo sentito dire che dietro ogni uomo importante c’ è una grande donna? Io non credo d’essere importante, ma comunque l’importanza che il ruolo di una donna ha in una coppia è decisamente essenziale. Lo so che in questo momento il lettore penserà ad un passo troppo romantico e personale per un blog-book che parla delle arti marziali, forse anche un po’ troppo autobiografico, ma questo blog non nasce con la presunzione d’insegnare qualcosa (perlomeno non direttamente), è più un racconto fatto intorno ad un tavolo di amici, che narrano come in un romanzo il proprio vissuto, fatto di piccole e grandi cose e di piccoli e grandi personaggi, ma con la sincerità che ogni semplice persona ha.

E’ proprio in una delle tante cene, intorno ad un tavolo, che nacque l’idea di mettere su carta i tanti episodi ed avvenimenti storici che raccontavo e che avevo letto ora su un libro, ora su una rivista. D’altronde ho cominciato a leggere tutto ciò che riguardava le arti marziali dal 1970, ho numeri storici che ormai non si trovano più, libri pionieristici, di grandi personaggi ma anche di improvvisati scrittori che sull’onda della moda scrissero tutto e di più e non sempre con cognizione di causa, ho praticamente visto tutti i film di arti marziali, ho visto la nascita di riviste del settore come Samurai, Kung Fu Magazine, Arti d’Oriente, Budo International, Mak - Martial Arts Kombat, etc...
Le ho praticamente lette tutte, conoscendo i grandi personaggi che hanno fatto la storia delle arti marziali e le nuove stelle emergenti che la storia la faranno (alcuni sono anche miei amici).
Ho seguito le gesta di personaggi che da atleti sono diventati editori, produttori, presidenti federali, gente come Ennio Falzoni, G.B. Bartoletti, Beppe Perlati, Carlo Hencke, Nando Balzarro etc... che hanno fatto la storia del Karate italiano, fino ai vari Lucio Maurino o Davide Benetello, che nei kata e nel kumite hanno stravinto tutto.

Ho seguito con passione la nascita evolutiva del Ju-Jitsu brasiliano della famiglia Gracie e dei Machado, che con l’avvento dei combattimenti senza regole, hanno scosso tutto il mondo marziale con i loro successi, portando alla ribalta personaggi come Rickson, Gracie, Roiler, Robin e tanti altri atleti della enorme famiglia Gracie. Scoprimmo così che il Brasile non sfornava solo talentuosi giocatori di calcio o bellissime Garote de Ipanema, il loro samba, non è solo musicale, ma vivo dentro ognuno di loro e viene espresso ora con la danza, ora con l’arte del combattimento, sia che si tratti della coreografica Capoeira, del Ju-Jitsu o dell’arte della lotta da strada.
Personaggi come Marco Ruas, che dalla lotta da strada ha estrapolato le migliori tecniche, creando un metodo personale che lo ha visto leader indiscusso in tutti i tornei senza regole, unendo tra loro tecniche di Thai, Boxe e Lotta in un solo nome (Ruas Vale Tudo) e diventando un beniamino anche qui da noi in Italia, grazie anche alla collaborazione e divulgazione di quel simpatico personaggio che risponde al nome di Davide Ferretti.
Davide lo conobbi negli anni ’90, durante uno dei tanti seminari a cui partecipavamo noi giovani istruttori di allora, lui veniva da esperienze nel Karate, Kick Boxing e Kung Fu Wing Chun ed in quel periodo partecipammo spesso a stage con i vari maestri cinesi, che la federazione italiana invitava periodicamente...continua

Articoli precedenti:


Technorati Tags: - - -

mercoledì, giugno 28, 2006

Lo Yoseikan Budo in Italia: Ettore Palazzi

..lo Yoseikan-Budo è uno stile codificato negli anni ’70, quindi decisamente giovane, ideato dal maestro Hiroo Mochizuki. Figlio d’arte, (suo padre Minoru Mochizuki, era un perfetto samurai), venne educato con il tradizionale rigore giapponese, studiando Kendo, Judo ed Aikido, unito all’arte della mano vuota, per diventare un perfetto combattente. Il maestro Hiroo Mochizuki però non disdegnava l’evoluzione sportiva, che le arti marziali avevano intrapreso, soprattutto nelle competizioni, questo fece nascere in lui l’esigenza di creare un sistema più moderno e multitecnico, ideando anche le competizioni miste, con tecniche di pugni e di calci, come nel Karate, con proiezioni e leve articolari, tipiche del Judo e dell’ Aikido e tecniche di spada classiche del Kendo. Nasceva così lo Yoseikan-Budo, trovando nel nostro Ettore Palazzi un personaggio di spicco, viste le sue qualità tecniche e fisiche.

Negli anni a venire, io ed il Maestro Ettore Palazzi siamo diventati “colleghi”, lui un perfetto samurai ed io un moderno "cino-italico kungfuista con in comune non solo la passione per le arti marziali, ma anche l’amore per la musica, lui è un chitarrista rock, mentre io prediligo più la chitarra spagnola (seguiamo “l’Arte" non solo marziale...).

Dopo aver partecipato insieme a diversi seminari ed esibizioni ci siamo persi un po’ di vista. Ho saputo che anche lui, dopo quarant’anni di pratica, ha ideato un suo programma tecnico che prevede anche lo studio dei Tai-chi e del Ci-Kung. (una visione dell’arte marziale, che continuerà sicuramente a vederlo protagonista). Buona fortuna Maestro Palazzi, sicuramente le nostre strade s’incroceranno di nuovo...continua


Articoli precedenti:

Technorati Tags: - - - -

mercoledì, giugno 21, 2006

Kung Fu Video: parate, schivate e spostamenti ( esercizi base sui fondamentali)


Allenamento sui fondamentali ed esercizi base per apprendere gli spostamenti, le schivate e le parate base ( a croce), con e senza contrattacco.

Guarda tutti i filmati sul sito della Taramanni Kung Fu School:
www.rtschool.it/kung_fu_filmati.htm


Technorati Tags: - -

domenica, giugno 18, 2006

Kung Fu Video: allenamento braccia


Esercizio per migliorare l'abilità nell'uso delle braccia, sviluppando la velocità nell'intercettare i colpi e nell'eseguire vari contrattacchi utilizzando tecnica ed istinto. L'allenamento prevede l'utilizzo delle doppie parate.

Guarda tutti i filmati sul sito della Taramanni Kung Fu School:
www.rtschool.it/kung_fu_filmati.htm

Technorati Tags: - -

venerdì, giugno 09, 2006

Evoluzione delle Arti Marziali: Muay Thai, Savate e Yoseikan-Budo in Italia

Le regole federali che promuovono la thai boxe in Italia, vietano l’uso delle gomitate ed è per questo che normalmente questa disciplina vene praticata abbinandola agli altri due sport da ring: la Kick Boxing e la Savate (vista la similitudine delle tecniche, con un programma interstile di gran richiamo. La Savate è un’arte marziale europea di origini napoleonica, che associa all’arte del pugilato d’origine inglese, i colpi di piede con calci potenti e spesso risolutori di un incontro.

Il nome Savate, dovrebbe derivare dal tipo di scarpette usate per la pratica (chiamata appunto "savatte"), usate abitualmente dai marinai del porto di Marsiglia (Francia). Codificata dal grande savateur Charles Lecour, questa efficace disciplina conobbe poi il massimo splendore grazia all’opera di Joseph-Pierre Charlemont (autore del metodo Charlemont) e di suo figlio Charles.

Qui da noi in Italia, fra i tanti maestri, spiccano i nomi di Ciro Cortese e Massimo Barone, che hanno saputo promuovere degnamente il programma interstile. Ciro Cortese, invitato spesso anche in trasmissioni televisive, nasce come atleta di Savate e Massimo Barone come pugile e kick boxer. Si deve a loro e alle loro organizzazioni, la riuscita di numerosi eventi sportivi di grande qualità. Anch’io, con la Taramanni Kung Fu School, ho partecipato diverse volte alle loro manifestazioni, quindi sono personaggi che ormai conosco molto bene, tanto da apprezzarne sia le qualità tecniche, che organizzative.

Tra i vari personaggi che ho avuto modo di conoscere durante i miei anni di pratica, vorrei segnalarvi adesso il maestro Ettore Palazzi, che ebbi modo di conoscere in occasione di una sua esibizione nel 1990, durante una Pasqua del Budo tenutasi a Roma. Spiccava da subito la sua maestria tecnica e l’incredibile scioltezza articolare, che gli faceva eseguire delle spaccate e dei calci quasi impossibili. Indossava una divisa fatta di due colori diversi, pantaloni bianchi e giacca a kimono color azzurro con annodata una cintura anch’essa bianca e azzurra, che era la divisa ufficiale dello Yoseikan-Budo di cui lui era un degno rappresentante. Leggendo il suo curriculum, vidi che il Maestro Ettore Palazzi era stato già un campione di Karate, partecipando ai campionati del mondo negli anni ottanta e vincendo sia gli incontri individuali, sia a squadre. Fu appunto in quegli anni che abbracciò lo stile ,Yoseikan-Budo sotto la guida del maestro Hiroo Mochizuki...continua


Articoli precedenti:


Technorati Tags:
- - -
- -

martedì, maggio 30, 2006

Evoluzione delle Arti Marziali: Kick Boxing e Muay Thai

...qui da noi in Italia, questa nuova disciplina si svilupperà completamente sono negli anni ’80, dove vedrà brillare stelle del calibro di Giorgio Perreca, Andrea, Malori, Massimo Liberati ed il fortissimo Bruno Campiglia, tanto per citarne alcuni, tutti super atleti che hanno vinto tutto e di più.

Aldilà dell’oceano, negli USA, queste nuove discipline a contatto pieno si erano già ben sviluppate da una decina d’anni. Campionissimi del Tae Kwon Do e del Karate, decisi a creare una forma di combattimento senza il controllo dei colpi, rivoluzionarono tutte le regole adottando una serie di protezioni ideate dal coreano Jhoon Rhee, disputando le competizioni non più su di un tatami, ma sul ring e soprattutto creando il professionismo, con grossi risvolti economici.
I campionissimi di quegli anni rispondono ai nomi di: Joe Lewis, Jeff Smith, Bill Wallace (il mitico Super Foot), Chuck Norris, Benny Urquidez, Don “The Dragon” Wilson ed il promotore di tutto... il leggendario Mike Anderson, (si devono a lui i più importanti eventi di Full e Kick Boxing dell’epoca), ideatore anche della nascita delle forme musicali da competizione, che fino ad allora erano eseguite esclusivamente nel sistema tradizionale.

In Giappone però, la kick boxing si era già sviluppata negli anni ’60, ad opera degli atleti del Kyokushinkai (stile di Karate molto duro fondata dal Maestro Oyama e famoso per le spettacolari tecniche di rottura), uno stile che prevede da subito il contatto pieno. Nonostante questo, gli atleti giapponesi non riuscivano a competere con i combattenti thailandesi in quanto l’uso dei gomiti e delle ginocchiate di questi ultimi era un vero tormento per loro. Così, decisero di togliere queste due micidiali tecniche creando la nuova disciplina a cui diedero il nome di Kick Boxing, e che vide in Benny Urquidez il campione indiscusso.

In Thailandia la boxe thailandese che loro chiamano Muay Thai è da sempre lo sport nazionale, di origini antichissime, veniva praticata in tutto il Siam (l’antico nome delle Thailandia). Nel programma tradizionale, era previsto anche l’uso d’armi da taglio, lontano ricordo delle antiche battaglie in cui vide la morte anche il famoso navigatore Ferdinando Magellano, perito in una delle mille spiagge che circondano la Thailandia.

Da sempre considerata l’arte dei re, è da considerarsi a tutti gli effetti un’arte marziale al pari del Karate o del Kung Fu, ricca di tecniche e motivazioni spirituali. Il combattente Thai, ha dovuto nel corso dei secoli confrontarsi con ogni tipo di invasore, uscendone sempre a testa alta, non accettando nessun tipo di dominio (il nome “Thailandia” significa appunto “popolo libero”) e questo si deve principalmente alla pericolosità della sua arte da combattimento.
Aldilà dell’Oriente, la nazione che ha brillato maggiormente nei combattimenti Thai è stata l’Olanda, visti i tuoi trascorsi coloniali in quel paese ha da subito intuito la valenza della loro arte marziale, divenendone degli ottimi interpreti (sia di Thai che di Kick Boxing).

Erano famose negli anni ’80-90, le grandi rivalità tra le due organizzazioni professioniste olandesi, del Mejyro Gym e del Chakuriky, che hanno sfornato grandissimi campioni che rispondono al nome di Ramon Dekkers, Andre Mannart, il pluricampione Rob Kaman (quest’ultimo esordì come attore, nei film di Van Damme) e tanti altri ancora.

Qui da noi in Italia, la Thai Boxe è divulgata federalmente dal maestro Marco De Cesaris, uno dei primi italiani a studiare l’arte direttamente nel suo luogo d’origine e per questo riconosciuto degno rappresentante di quest’arte dallo stesso governo thailandese (anch’io nei miei viaggi studio, sono stato spesso in Thailandia durane gli anni novanta, ma di questo ne parlerò in un altro capitolo)...continua

Articoli precedenti:

venerdì, maggio 12, 2006

Evoluzione delle Arti Marziali. Gli anni'70

Cosa è cambiato, in questi ultimi quindici anni nelle arti marziali, rispetto a trent’anni fa?

Come ho già detto, gli anni ’70 sono stati anni pionieristici, le discipline marziali erano tutte di stampo tradizionale, anche i primi maestri orientali avevano un modo d’insegnare diverso rispetto ad ora e l'allenamento era di tipo imitativo, senza nessuna spiegazione. E’ chiaro che ciò era dovuto principalmente ad un fattore di lingua, ma mi risulta che anche in Oriente l’insegnamento fosse decisamente scarso di spiegazioni.

Le tecniche eseguite dal maestro dovevano essere ripetute in continuazione, fino ad una personale comprensione, sia che si trattasse di colpi di pugno o calci portati fino all’esasperazione come nel Karate, o che si eseguissero posizioni, slanci e movimenti imitativi degli animali come nel Kung-Fu cinese. L’unica arte marziale, che aveva subito una “sportivizzazione” era il Judo, diventando nel 1964 disciplina olimpica ed acquistando così visibilità in tutto il mondo.

Un cambiamento vero e proprio, avvenne quando anche gli occidentali iniziarono ad insegnare le arti marziali con un approccio più pragmatico e meno spirituale, ma comuque coscienzioso e produttivo, attraverso metodologie e spiegazioni tecniche che prima erano solo intuite.
Si sviluppò così una preparazione atletica mirata, uno schema di gradi e cinture, ma soprattutto la competizione sportiva che vide confrontarsi in quegli anni scuole di Karate appartenenti ai cinque stili dominanti (Shotokan, Wadoryu, Shitoryu, Gogjoryu, Shorin-ryu), che si differenziavano dal modo di interpretare il Karate nel combattimento. Posizioni basse, ma veloci contro posizioni alte e corte, ma potenti. Ogni fondatore dello stile aveva sviluppato e personalizzato il suo Karate, divulgandolo soprattutto attraverso l' esecuzione dei kata (le forme). Anche nell’ambito del Kung Fu, le competizioni vedevano confrontarsi gli stili più conosciuti, lo Shaolin-Chuan, il Tang Lang, l’ Hung-Gar, il Choy-Li Fat, il Pa-kwa e raramente anche il Wing-Chung, anche se i praticanti di questo sistema non apprezzavano molto gareggiare, visto che lo stile era sviluppato per un programma più adatto alla difesa personale che ad una competizione sportiva a punti.

Erano gli anni in cui il controllo del colpi era essenziale. La velocità, il tempismo, la tecnica, la precisione erano indispensabili ed era necessario mantenere la distanza, anche se qualche volta il contatto avveniva e ferire od essere feriti faceva parte del gioco, solo che se questo succedeva si era immediatamente squalificati, vista la mancanza di protezioni sia alle mani che ai piedi. Personalmente non ho mai apprezzato molto il controllo dei colpi, ma certamente sul piano stilistico era davvero un bel vedere, solo che spesso la direzione arbitrale, commetteva delle grosse ingiustizie, assegnando colpi valido dove non c’erano o viceversa e se questo succedeva ad una competizione di carattere amichevole ci si poteva anche passare sopra, ma se si trattava di un campionato importante allora il fatto diventava grave, come nell’episodio che vide protagonista il pluri-campione francese Dominique Valera durante un campionato del mondo svoltosi a Long Beach negli anni ’70, quando fu vittima di una “rapina arbitrale”, ed aggredì un giudice. Domenique venne espulso dalla federazione ed abbandonò il Karate, per diventare un professionista del Full-Contact, disciplina finalizzata al K.O.. Di ritorno in Europa, lanciò il Karate Full-Contact (creando una base dilettantistica in grado di far concorrenza al Karate)...continua



Technorati Tags: - - -

lunedì, aprile 17, 2006

Le Arti Marziali nel Cinema: Matrix, L'ultimo Samurai, Hero

Cinematograficamente le arti marziali sono ben rappresentate, ormai non c’ è combattimento che non proponga tecniche marziali più o meno verosimili e non sempre gli attori scelti sono dei veri esperti, come nel caso del film “Dragon - La Storia di Bruce Lee” ispirato alla vita del mitico Bruce Lee, dove come protagonista scelsero un vero attore (Jason Scott Lee) che gli somigliasse fisicamente, con la mimica giusta e buone capacità interpretative. Bastano infatti dei corsi intensivi con uno o più esperti di arti marziali per realizzare un film, è stato così anche per il recente "L’ultimo Samurai" con Tom Cruise , dove il famoso attore interpreta alla perfezione dei combattimenti con la katana da sembrare un autentico samurai.
Inoltre, bisogna ricordare che a giorni nostri con le tecnologie computerizzate che hanno permesso ai film d’azione d’essere sempre più spettacolari, qualsiasi attore può diventare un supereroe od un esperto marzialista. Prendiamo ad esempio il film (a mio avviso stupefacente) The Matrix (whatisthematrix.warnerbros.com) ,in cui l'attore protagonista Keanu Reeves (www.keanunet.com) proprio con l’aiuto di due esperti maestri e con la computer grafica, si trasforma in un vero campione di Kung Fu, offrendo tra l’altro una grossa pubblicità a questa antica arte marziale. Il film ha avuto un successo strepitoso da convincere i due registi a realizzare due sequel (Matrix Reloaded e Matrix Revolutions), sempre più elaborati e con scene di lotta sicuramente inverosimili, ma certamente affascinanti.
Come inverosimili ma affascinanti, sono i due ultimi film sul Kung Fu: “La Tigre e il Dragone” e “Hero”. Girati in costume d’epoca, in una Cina antica più mistica e magica del solito, gli attori sono eccellenti atleti (“Hero” è interpretato da Jet Li), tuttavia le elaborazioni fatte al computer, se da un lato ingigantiscono la spettacolarità dall’altro confondono il vero Kung Fu e il vero atletismo che potremmo ammirare.

Ed eccoci arrivati alla fine di questa lunga carrellata cinematografica nel mondo delle arti marziali. Ho voluto raccontarvela così come l’ho vissuta dagli anni settanta ad oggi; con gli occhi di un adolescente prima, praticante poi ed esperto ora, ma sempre curioso di cosa possa offrirci in futuro la filmografia marzialistica che ha visto rivoluzionare le scene di lotta, che dalle mitiche scazzottate alla John Wayne sono arrivate alle evoluzioni sempre più incredibili e sempre più elaborate tecnicamente, sperando che i nostri eroi (Van Damme, Steven Segal, Chuck Norris, Jackie Chan, Jet Li, Mark Dacascos, ecc.), continuino a regalarci tante altre belle interpretazioni tecniche, perché anche se sappiamo che le arti marziali reali sono tutta un’altra cosa è bello ogni tanto lasciarsi andare a quel mondo fantastico, che solo la fantasia cinematografica riesce a donare.

Articoli precedenti sulle Arti Marziali nel Cinema:
Technorati Tags:
- - - - - -

Le Arti Marziali nel Cinema: Toshiro Mifune e i Samurai

A proposito di spade, in questo trentennio cinematografico l’uso di queste armi è stato ampiamente rappresentato, sia per quanto riguarda lo stile europeo (con duelli per intenderci alla D’Artagnan), sia con pellicole di matrice cinese e giapponese dove l’uso della katana (lama giapponese) rappresentava un po’ l’essenza del film stesso. Come non ricordare il film "I Sette Samurai" di Akira Kurosawa, con il grande Toshiro Mifune che fece della katana un’arma leggendaria e indimenticabile agli occhi di noi occidentali.

A metà anni '80 ci fu anche una serie televisiva intitolata "Samurai" che rappresentò benissimo i duelli giapponesi. Il protagonista Itto-ogami, era un Samurai (per la precisione un ronin, ovvero un samurai senza padrone) in continuo peregrinare in compagnia del figlioletto Daigoro. Ambientato nel giappone medievale, dove le lotte tra clan erano all’ordine del giorno e Itto Ogami nel suo peregrinare, incrocerà spesso le lame contro altri samurai, ma la sua maestria avrà sempre la meglio. Era una serie molto interessante e credo che rappresentasse bene il Giappone di quell'era...continua

Articoli precedenti sulle Arti Marziali nel Cinema:

Technorati Tags:
-
-

domenica, aprile 09, 2006

Le Arti Marziali nel Cinema: David Carradine

Tra i vari personaggi cinematografici che hanno portato le arti marziali sul grande schermo, pur non essendo dei veri praticanti e soprattutto non essendo orientali dobbiamo ricordare l’attore David Carradine (www.davidcarradine.org), che interpretò la serie di telefilm intitolata “Kung Fu” in cui recitava il ruolo di un giovane monaco Shaolin che girava nell’America del Far West in cerca del fratello ed aiutando i più deboli, risolvendo spesso suo malgrado le dispute a colpi di Kung Fu (peccato che le tecniche erano sempre trasmesse al rallentatore).
Il nostro David interpretò molti altri film sulle arti marziali, migliorando sempre di più il suo livello tecnico fino ad essere scelto da Quentin Tarantino per la parte del super-cattivo "Bill" nel suo film "Kill Bill" accanto ad Uma Thurman. A tal proposito bisogna ricordare che il serial Kung Fu era stata ideata dal mitico Bruce Lee, ma i produttori scelsero l’attore David Carradine, probabilmente per la sua americanità.

Tra le serie televisive americane, anche il giovane Lorenzo Lamas nel telefilm “Renegade” (ed in diversi film d'azione), ha dimostrato una buona pratica delle arti marziali.

Sempre parlando di attori, credo che Wesley Snipes (www.westlord.com) sia quello più si presta ad interpretare ottimi combattimenti di arti marziali, come si può ammirare nella trilogia “Blade” ( protagonista è un "ammazzavampiri", metà uomo e metà vampiro), dove interpreta le arti marziali in maniera eccellente, dimostrando anche grandi doti di spadaccino...continua

Articoli precedenti sulle Arti Marziali nel Cinema:
Technorati Tags:
-
- - - -