lunedì, gennaio 02, 2006

I miei inizi (parte seconda)

Era il 1978 ed io ero ormai un giovane ventenne, con tanto sport alle spalle, ma con una voglia di imparare straordinaria. Il Karate mi aveva abituato alla disciplina e la Boxe a non aver paura del contatto con l'avversario, inoltre ero allenatissimo nella corsa, avevo un gran fiato. (questo mi ha permesso in seguito di partecipare per ben tre volte alla mitica Maratona di New York, ero diventato un diesel). Tuttavia l'allenamento che ho ricevuto in quegli anni di Kung Fu, è diverso da quello che insegno oggi, probabilmente perché è cambiato il contesto e le motivazioni degli allievi sono diverse da quelle dei miei tempi.

Noi ragazzi di allora eravamo, credo, più spregiudicati, forse un po' più disposti al sacrificio fisico, adesso salvo le rare eccezioni degli atleti agonisti, gli studenti dei corsi sono più, diciamo timorosi, non accettano volentieri l'idea di farsi male, portare un livido od una contusione è poco accettato nel pensiero di adesso, mentre ai miei inizi sembrava quasi una regola che comunque (a me perlomeno) , non creava troppi problemi, forse perché ho avuto la fortuna e l'onore di avere un Maestro di Kung Fu considerato fortissimo e con delle mani d'acciaio, che si sentivano tutte. Il suo nome era Edoardo Zappalà.

Quando lo conobbi, ebbi subito l'impressione che quello che mi aspettava avrebbe cambiato la mia vita; sprizzava potenza e vitalità, che fino ad allora avevo visto solo nei film di arti marziali, forse ciò è dovuto anche un po' al suo aspetto fisico, era ed è la fotocopia di Sandokan, l'eroe salgariano, con la differenza che le sue non erano storie inventate, ma vera forza della natura. Il suo stile dominante era il Tang Lang, (Mantide Religiosa), stile di Kung Fu imitativo, basato sulla strategia di attacco del famoso insetto, che tende a intrappolare le prede con gli artigli anteriori, per poi divorarle; è quindi un sistema in cui le braccia, ma soprattutto le dita, i polsi e i palmi devono essere durissimi.
Quindi il suo era un programma di tipo tradizionale, ma non nel senso di eseguire lo studio delle forme tramandate da maestro a maestro, ma piuttosto un programma di sviluppo personale delle tecniche da combattimento, ed un condizionamento fisico degli arti, per realizzarle in maniera più devastante.
Lui era un esperto nelle tecniche di rottura e nel ki-cung, erano gli anni in cui queste dimostrazioni di forza erano una consuetudine nelle arti marziali, e devo dire che il suo modo di rappresentarle era stupefacente. Riusciva a rompere di tutto, tavole, mattoni, tegole, ecc., piegava tondini di ferro poggiandoli sulla gola, con una facilità apparente che quasi non riuscivamo a credere in quello che vedevamo, e non era questo il suo merito, anche nel combattimento libero bastava un suo colpo, talvolta una sua parata, per metterci fuori gioco.
E' chiaro che avere per Maestro un personaggio del genere, era una fonte di orgoglio e tutti noi suoi allievi, in qualche modo, cercavamo di ricalcare le sue gesta. Ecco allora che i nostri allenamenti aumentavano d'intensità, ci allenavamo a ricevere bastonate sulle braccia, sulle spalle, sulle gambe, ci riempivamo reciprocamente di pugni sugli addominali e poi allenavamo le nocche, i palmi, i polsi e il taglio delle mani, condizionandoli, colpendo ora il makiwara, ora un muro, ora un albero, sì perché il nostro allenamento, specie nella stagione calda, continuava anche nei parchi pubblici, allora molto più accessibili di adesso. Ognuno di noi investiva molto sul proprio corpo, tutto questo allenamento mi ha permesso di sviluppare un Kung Fu, soprattutto nel momento del combattimento, molto reattivo, basato sulla velocità, agilità e potenza. Ho seguito il mio Maestro per circa tredici anni, fino al 1990, durante i quali ho imparato tantissime cose e non solo marziali, ho sempre combattuto quando mi è stato chiesto e ho sempre rispettato (spero) i miei amici di allenamento, ora anche loro esperti maestri (Sandro Cossu, Roberto Carmellini, Guglielmo Nargisi, Fabio Freni, ecc...mi è difficile citarli tutti, ma questi sono speciali), ora ognuno di noi ha preso strade diverse nello sviluppare il Kung Fu, chi totalmente tradizionale, chi con un'impronta personale e chi come me, che avendo subito l'influenza di altri sistemi di combattimento, ha potuto sviluppare un programma tecnico che ben si addice al mio fisico e al mio modo di concepire un confronto fatto di tante tecniche concatenate tra loro ma diversificate, in grado di rispondere a qualsiasi attacco.
Non insegno nel modo in cui ho imparato, adesso sarebbe un po' fuori luogo dire ad un ragazzo esperto di computer di infilare le mani in un sacco pieno di sale o di colpire un muro fino a veder sanguinare le nocche come feci io, i miei allievi sono per la maggioranza studenti universitari, ma spesso anche medici, musicisti o avvocati. E' per questo che ho elaborato un programma che non prevede esclusivamente l'uso di colpi risolutivi, ma che trovi nella diversificazione dei colpi la giusta efficacia e determinazione nello sfruttare un attacco in un contrattacco, senza subire danni.
Io credo che per noi ragazzi di allora, era molto più facile estremizzare gli allenamenti, di certo non avevamo tutti i diversivi che ci sono ora, vedi Playstation, Internet, computer e cellulari vari. Per noi stare in palestra anche tutto il pomeriggio era un modo come un altro per non stare in giro per la strada, e comunque il mondo delle arti marziali era ancora tutto da scoprire, adesso con le miriadi di discipline che sono spuntate, la scelta di un'arte marziale è diventata un po' come una vacanza (oggi vado là e faccio un po' di questo, domano vado là e faccio un po' di quello)… ma questo è tutto un altro discorso.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao a tutti da STELLONE

Anonimo ha detto...

Buonasera,
Volevo sapere se il maestro zappalà insegna ancora, ho cercato suoi riferimenti su lui su internet ma non ho trovato nulla.
high76spirit@yahoo.it

Saluti