venerdì, maggio 12, 2006

Evoluzione delle Arti Marziali. Gli anni'70

Cosa è cambiato, in questi ultimi quindici anni nelle arti marziali, rispetto a trent’anni fa?

Come ho già detto, gli anni ’70 sono stati anni pionieristici, le discipline marziali erano tutte di stampo tradizionale, anche i primi maestri orientali avevano un modo d’insegnare diverso rispetto ad ora e l'allenamento era di tipo imitativo, senza nessuna spiegazione. E’ chiaro che ciò era dovuto principalmente ad un fattore di lingua, ma mi risulta che anche in Oriente l’insegnamento fosse decisamente scarso di spiegazioni.

Le tecniche eseguite dal maestro dovevano essere ripetute in continuazione, fino ad una personale comprensione, sia che si trattasse di colpi di pugno o calci portati fino all’esasperazione come nel Karate, o che si eseguissero posizioni, slanci e movimenti imitativi degli animali come nel Kung-Fu cinese. L’unica arte marziale, che aveva subito una “sportivizzazione” era il Judo, diventando nel 1964 disciplina olimpica ed acquistando così visibilità in tutto il mondo.

Un cambiamento vero e proprio, avvenne quando anche gli occidentali iniziarono ad insegnare le arti marziali con un approccio più pragmatico e meno spirituale, ma comuque coscienzioso e produttivo, attraverso metodologie e spiegazioni tecniche che prima erano solo intuite.
Si sviluppò così una preparazione atletica mirata, uno schema di gradi e cinture, ma soprattutto la competizione sportiva che vide confrontarsi in quegli anni scuole di Karate appartenenti ai cinque stili dominanti (Shotokan, Wadoryu, Shitoryu, Gogjoryu, Shorin-ryu), che si differenziavano dal modo di interpretare il Karate nel combattimento. Posizioni basse, ma veloci contro posizioni alte e corte, ma potenti. Ogni fondatore dello stile aveva sviluppato e personalizzato il suo Karate, divulgandolo soprattutto attraverso l' esecuzione dei kata (le forme). Anche nell’ambito del Kung Fu, le competizioni vedevano confrontarsi gli stili più conosciuti, lo Shaolin-Chuan, il Tang Lang, l’ Hung-Gar, il Choy-Li Fat, il Pa-kwa e raramente anche il Wing-Chung, anche se i praticanti di questo sistema non apprezzavano molto gareggiare, visto che lo stile era sviluppato per un programma più adatto alla difesa personale che ad una competizione sportiva a punti.

Erano gli anni in cui il controllo del colpi era essenziale. La velocità, il tempismo, la tecnica, la precisione erano indispensabili ed era necessario mantenere la distanza, anche se qualche volta il contatto avveniva e ferire od essere feriti faceva parte del gioco, solo che se questo succedeva si era immediatamente squalificati, vista la mancanza di protezioni sia alle mani che ai piedi. Personalmente non ho mai apprezzato molto il controllo dei colpi, ma certamente sul piano stilistico era davvero un bel vedere, solo che spesso la direzione arbitrale, commetteva delle grosse ingiustizie, assegnando colpi valido dove non c’erano o viceversa e se questo succedeva ad una competizione di carattere amichevole ci si poteva anche passare sopra, ma se si trattava di un campionato importante allora il fatto diventava grave, come nell’episodio che vide protagonista il pluri-campione francese Dominique Valera durante un campionato del mondo svoltosi a Long Beach negli anni ’70, quando fu vittima di una “rapina arbitrale”, ed aggredì un giudice. Domenique venne espulso dalla federazione ed abbandonò il Karate, per diventare un professionista del Full-Contact, disciplina finalizzata al K.O.. Di ritorno in Europa, lanciò il Karate Full-Contact (creando una base dilettantistica in grado di far concorrenza al Karate)...continua



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1 commento:

Anonimo ha detto...

Grande Dominique Valera! Il piu' garande karateka europeo.

Complimenti per il post e per il blog, davvero interessante!

Jena Plissken