domenica, marzo 26, 2006

Le Arti Marziali nel Cinema: Chuck Norris

Ma fra tutti i personaggi non orientali, non possiamo dimenticare quello che fu ipoteticamente il capostipite dei futuri artisti marziali in assoluto, parlo chiaramente di Chuck Norris (www.chucknorris.com). Come non ricordare il suo famoso combattimento con il compianto Bruce Lee, all'interno del Colosseo di Roma nel film "L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente"?
Già campione di Karate in America, fu con quel film che più di trent'anni fa, cominciò la sua carriera di artista marziale. Da allora il nostro eroe ha interpretato moltissimi film d'azione, impersonando il super-soldato pronto a tutto della squadra speciale Delta Force; poi l' eroe solitario pronto a salvare i più deboli, fino al recente (di sua produzione) "Walker Texas Ranger", serie in cui interpreta uno "sceriffo tutto di un pezzo" che combatte i cattivi a colpi di arti marziali sempre più elaborate (questo dimostra la sua voglia di migliorarsi anche come atleta, considerando che non è più giovanissimo).
Ora in questo trentennio cinematografico, molti altri personaggi sono passati sui nostri schermi, elencarli tutti sarebbe impossibile, alcuni veri campioni che magari hanno fatto solo qualche apparizione, come l'americano Joe Lewis, famoso campione di Karate e ideatore del Full Contact che interpretò un film intitolato "Forza cinque", a cui partecipò anche un altro grande di allora, Benny "The Jet" Urquidez (www.bennythejet.com), il leggendario campione di Kick Boxing che purtroppo salvo qualche rara apparizione come supporter, non abbiamo più visto.
In Francia, anche il celebre campione di Karate Roger Paschi fece qualche pellicola negli anni settanta, ma tuttavia i personaggi più rappresentativi che ci hanno accompagnato in questi anni in qualche modo sono stati citati, anche se non possiamo dimenticare che negli anni novanta, personaggi come Dolph Lundgren, (il celebre Ivan Drago di "Rocky IV") e anche Mark Dacascos (figlio d'arte del maestro Al Dacascos, creatore dello stile creatore dello stile Wun Hop Juen Do), hanno interpretato magistralmente le arti marziali nell'ambito cinematografico, fino al compianto Brandon Lee...continua

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Le Arti Marziali nel Cinema: Jet Li

Jet Li (www.jetli.com) è il personaggio che a tutt'oggi insieme a Jackie Chan rappresenta l'arte marziale cinese per eccellenza. Arrivato sui nostri schermi con una produzione di successo americana, la saga "Arma Letale", egli recitò il ruolo del cattivo che strapazza senza problemi i poveri Mel Gibson e Danny Glover nel quarto episodio della serie.
Il nostro eroe, sul circuito intenazionale, aveva già interpretato diversi film di ambientazione orientale, ma in Italia fu con "Arma Letale 4" che suscitò tutto il nostro interesse di appassionati di arti marziali.

Piccolo di statura, come quasi tutti gli orientali, egli diventa un gigante nelle esecuzioni tecniche. Sguardo intenso alla Bruce Lee, fisicità interpretativa alla Jackie Chan, grinta risolutiva alla Steven Seagal, insomma uno di quegli interpreti di arti marziali puri, al quale spesso vorremmo assomigliare.
I suoi ultimi film spesso ricorrono ad elaborazioni volute dalla computer grafica, per rendere più spettacolari le azioni tecniche (per quanto mi riguarda non ne avrebbe bisogno), ma sono comunque pellicole con un alto contenuto tecnico e che hanno reso questo personaggio uno dei più attesi interpreti di film sulle arti marziali tuttora in scena...continua

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sabato, marzo 25, 2006

Le Arti Marziali nel Cinema: Steven Segal


Un altro grande personaggio che salì alla ribalta in quegli anni, esperto anch'egli di arti marziali è Steven Seagal (www.stevenseagal.com), che contribuì moltissimo alla diversificazione del combattimento nei film d'azione essendo egli un esperto di Aikido (ma non solo). Nel suo primo film intitolato "Nico", egli interpreta le arti marziali in maniera particolare: se da un lato eravamo abituati a veder rappresentate le arti marziali prima con interminabili combattimenti, poi con fisicità tecniche alla Bruce Lee e in seguito con funamboliche evoluzioni alla Jackie Chan e con spaccate e calci volanti alla Van Damme, questo nuovo personaggio (un ragazzone alto più di un metro e novanta), rappresentava nello spirito un perfetto samurai, ma nell'azione un classico bullo senza paure che con tecniche di torsione, proiezione e lussazione classiche dell' Aikido ( arte marziale giapponese esperta nelle chiavi articolari), sbaragliava tutti gli avversari.
Il successo dei suoi film fu travolgente, merito senz' altro del suo aspetto così carismatico, ma indubbiamente le sue tecniche erano decisamente risolutive. I suoi ultimi film, sono meno ricchi di combattimenti e questo a noi appassionati dispiace un po', ma continueremo a seguirlo lo stesso.

A differenza di quello che è accaduto per altre arti marziali, il successo di Steven Seagal, non ha contribuito all'incremento dei corsi d'Aikido, perché se da un lato egli rappresenta quest'arte nel suo fine più estremo, l' Aikido praticato in palestra rimane a tutt'oggi un'arte marziale priva di competizioni e con uno spirito tradizionale che la rende poco competitiva agli occhi del grande pubblico, ma grande nel suo intento che è quello di un'armonia tra corpo e spirito, in unione con l'universo, così come voleva il suo fondatore O'Sensei Morihei Ueshiba.

Tra i vari personaggi della cinematografia marziale di quegli anni, sempre di origine occidentale, bisogna ricordare anche Jeff Vincoff che interpretò molti film con combattimenti spettacolari, Chen Norton, Don The Dragon Wilson (www.donthedragonwilson.com), Cynthia Rothrock (www.cynthiarothrock.org), esperta di Wu-Shu, molto abile nel combattimento e con una fisicità non indifferente (unica donna ad aver raggiunto il successo dei suoi colleghi maschi) e molti altri personaggi ancora, fino ad arrivare a quel personaggio che, a tutt'oggi, insieme a Jackie Chan, rappresenta l'arte marziale cinese per eccellenza...continua

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giovedì, marzo 16, 2006

Le Arti Marziali nel Cinema: Jean Claude Van Damme

Ora, prima di parlare di un altro grande personaggio di origine orientale, che fece la sua apparizione da noi in Italia negli anni novanta,parlo di Jet Li (www.jetli.com), vorrei elencare i più importanti personaggi cinematografici che sull’onda dei film di arti marziali, hanno creato il loro successo, come atleti praticanti e come attori di film del genere d’azione. Personaggi non di origine orientale, ma che hanno comunque contribuito moltissimo alla divulgazione nel mondo dell’arte marziale in generale. Cominciamo citando inizialmente i più i più famosi.

Erano i primi anni ottanta quando fece la sua apparizione un giovane atleta belga, sguardo accattivante e fisico scultoreo, il suo nome è Jean Claude Van Damme (http://www.jcvandamme.net), atleticamente molto preparato anche per aver praticato la danza, cosa che e lo ha reso particolarmente sciolto di gambe (famose le sue spaccate). Van Damme ha avuto il merito di far conoscere al grande pubblico l’arte marziale tailandese, la Muay Thai (fino ad allora poco rappresentata). Il suo primo film, intitolato Kick Boxer l’ultimo guerriero rappresentò molto bene lo spirito di sacrificio e la tenacia dei boxers tailandesi, con allenamenti estenuanti al limite del credibile (chiaramente, nessuno si sognerebbe di prendere a tibiate una colonna portante e tantomeno abbattere un giovane albero a calci, ma si sa al cinema tutto è possibile...). Il film e quelli che seguirono, molto spettacolari e ricchi di combattimenti contribuirono non solo al suo successo personale, ma anche all’apertura di nuovi corsi di quelle che sarebbero diventate da li a poco le cosiddette discipline da combattimento o da ring; parlo ovviamente della Thai Boxe, della Kick Boxing, del Full Contact, ecc...ed anche se erano già conosciute da almeno un decennio, sono senz’ altro stati i film di Van Damme a renderle più attraenti per il pubblico di appassionati. Ecco allora che dai corsi di Karate e Kung Fu, molti giovani atleti, affascinati dai calci di Van Damme, iniziarono a seguire queste nuove discipline, come avvenne per il boom dei ninja a cavallo tra gli anni ottanta e novanta; i films del giovane Michael Dudikoff, che interpretava il guerriero americano ninjas biondo e atletico, che conosceva tutti i segreti dell’arte oscura, il Ninjutsu appunto, guerrieri mascherati esperti nel combattimento corpo a corpo e padroni di ogni genere di arma e mimetismo.I films erano sempre sui generis, con l'eroe che alla fine vinceva sempre, ma al pubblico piacevano e quindi anche i corsi di Ninjitsu aumentavano....continua

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Le Arti Marziali nel Cinema: Jackie Chan

Eccoci arrivati agli anni ottanta, in quel periodo fece la sua apparizione un altro grande personaggio che cinematograficamente parlando, rivoluzionò anche il mondo delle arti marziali cinesi, parlo di Jackie Chan (www.jackiechan.com). Il suo primo film arrivato in Italia fu Chi tocca il giallo muore, seguito da La mano che uccide, il primo d’ambientazione moderna e il secondo in costume d’epoca. Il suo modo di rappresentare l’arte marziale era ed è decisamente insuperabile, sia per la funambolica fisicità delle sue tecniche, sia per la sua particolare interpretazione, quasi in chiave comica. Egli inaugurò quel filone che lo vide protagonista, in più di duecento film in cui come interprete saltava, colpiva, schivava, ruzzolava e maneggiava con maestria qualsiasi oggetto rendendolo un’arma micidiale, il tutto sempre con una forma di umorismo nelle scene molto diverso dai suoi predecessori, tutti con sguardi truci e tirati che il copione richiedeva.

I suoi film che all’inizio erano chiaramente di stampo orientale, sono poi cambiati nel tempo e le ambientazioni che dalla Cina passavano ora in America, ora in Russia, ora in Europa, mostravano sempre di più la maestria tecnica di questo grande atleta attore ed una delle sue caratteristiche cinematografiche è quella di mostrare, alla fine delle riprese, tutti i retroscena preparatori delle azioni tecniche più spettacolari per far capire a noi spettatori che aveva bisogno di alcuna controfigura nemmeno nelle azioni più pericolose, e questo la dice lunga sulla sua preparazione atletica come artista marziale...continua

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martedì, marzo 14, 2006

Le Arti Marziali nel Cinema: Bruce Lee

..ma la vera svolta nel filone orientale, fu l'apparizione di quello che sarebbe diventato poi il mito per antonomasia, parlo naturalmente di Bruce Lee. Il suo primo film trasmesso in Italia, fu il secondo film di arti marziali in assoluto, intitolato "Dalla Cina con furore". Offuscò subito il successo del precedente "Cinque dita di violenza", ma anche di tutti gli altri film trasmessi negli anni a venire. Io come tutti gli adolescenti di allora, fui folgorato dal modo di combattere di questo nuovo eroe, che tanto fece per la divulgazione del Kung Fu su scala planetaria, elaborando poi il Jeet Kune Do. Bruce Lee girò altri quattro film , "Il furore della Cina colpisce ancora", "L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente", "I tre dell'operazione Drago" e il non ultimato "L'ultimo combattimento di Chen", sì perché fu proprio in questo film che nacque il mito; durante la lavorazione il nostro eroe per un edema celebrale (così sembra), perse la vita lasciando un vuoto incolmabile che ancora oggi dopo oltre trent'anni dalla sua scomparsa, nessuno è più riuscito a colmare.

In quegli anni moltissimi film orientali furono trasmessi, ormai il filone era trovato, e ogni pellicola buona o cattiva che fosse, veniva proiettata, ma il successo dei film di Bruce Lee non fu mai eguagliato, anche se in molti hanno provato ad imitarlo, anche grandi atleti, ma il suo carisma ed il suo modo di interpretare le arti marziali, era per quell'epoca decisamente rivoluzionario, non più combattimenti interminabili dal tramonto all'alba, non più salta da una montagna all'altra, non più mani d'acciaio, trecce che frustano, space che scintillano, ecc...al più, ebbe l'onore di far conoscere a noi occidentali l'uso di un'arma allora sconosciuta, il Numchaku, maneggiato magistralmente in sequenze spettacolari.
Tuttavia credo che il grande successo che ebbe Bruce Lee dipendesse molto dal suo aspetto fisico. In un'epoca in cui l'uomo forte veniva rappresentato con personaggi come Ercole, Maciste (i classici cultori fisici), il suo corpo atletico ma muscoloso e potente, decretò sicuramente il declino dei personaggi mitologici allora rappresentati.
Ormai il mondo occidentale conosceva le arti marziali e questo aprì la strada al marketing delle palestre che cominciarono a spuntare dappertutto come funghi, tutto volevano imparare a combattere come il mitico Bruce Lee (compreso me), quindi dobbiamo veramente tanto a questo personaggio che ormai si trova nel firmamento di quelle stelle che non tramonteranno mai, personaggi come Elvis Presley, James Dean, Marilyn Monroe e ora anche Bruce Lee, saranno sempre imitati, ma mai eguagliati...continua

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lunedì, marzo 13, 2006

Le Arti Marziali nel Cinema: "Cinque dita di violenza"

Come ho già avuto modo di dire, le arti marziali prima degli anni '70, non erano assolutamente pubblicizzate. Arrivate in Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale, fecero la loro apparizione da noi in Italia solo verso gli anni '50, per merito sembra di un militare reduce che aveva imparato il JuJitsu in Giappone, ma pochissimi erano gli impianti e non tutti avevano il tempo e i mezzi per certe "distrazioni". Il boom economico ancora non era arrivato ed il cinema di allora non si interessava al filone orientale; tuttavia ricordo ancora (io ero un bambino), che la televisione la settimana antecedente al 2 giugno festa nazionale, trasmetteva (solo in quella occasione) dei film di mattina per la gioia di noi bambini di allora( visto che in quegli anni la Rai trasmetteva solo all'ora di pranzo e la sera). I film in questione, erano di produzione giapponese, sul Judo, ma era un Judo molto spettacolare pieno di evoluzioni acrobatiche, diverso dalla pratica vera e propria, un film insomma. Era la prima volta che venivano rappresentate le arti marziali in televisione.
Il cinema cinese invece fece la sua prima apparizione in Italia negli anni '70, con un film orientale decisamente fuori dal comune, il primo del suo genere, precursore di una miriade di pellicole che sarebbero seguite nel tempo. Il film in questione era "Cinque dita di violenza", titolo inquietante per quell'epoca. Il protagonista si chiamava Cinao. La trama del film era un classico del genere orientale, che sarebbe stata in seguito ripresa da altre mille pellicole. Sintetizzando: parlava di un giovane studente (allievo), che pur di essere accettato in una famosa scuola di Kung Fu, era disposto a fare i lavori più umili, all'interno della stessa e nel frattempo si allenava segretamente per realizzare il "palmo d'acciaio", tecnica di Kung Fu che prevedeva di colpire solo con il palmo delle mani. Quindi lui provava e riprovava rompendo tronchi e colpendo mattoni, ecc. fino a realizzare l'impresa desiderata; nel frattempo, gli intrecci all'interno e all'esterno della scuola, con tradimenti, omicidi e ferimenti vari,a volte molto cruenti come acciecamenti spettacolari, contribuivano a rendere il film ricco di azioni tecniche allora sconosciute. Il finale era e sarebbe stato in seguito sempre lo stesso, con il nostro eroe che dopo un intenso allenamento preparatorio, avrebbe sconfitto i rivali, a colpi di palmo d'acciaio appunto.
Il film ebbe un successo straordinario: violento si, ma nuovo nel suo genere e per circa un decennio si proiettarono film simili, provenienti in maggioranza da Hong Kong. La trama era sempre la stessa, film girati in costume d'epoca, rivalità tra scuole di Kung Fu, lotte feudali, rigore samurai se si svolgevano in Giappone, e tanti tanti combattimenti e duelli a colpi di sciabola per la Cina e di katana per il Giappone. L'essenza però era sempre la stessa, un rigoroso allenamento, tecniche segrete tramandate da maestro ad allievo, specializzazione e virtuosismo, ora dell'artiglio, ora del palmo, ora del calcio, ora del salto, capelli intrecciati usati come una frusta, chiodi lanciati come coltelli e soprattutto combattimenti interminabili, con il protagonista che seppur colpito decine di volte, continuava a combattere come se niente fosse.
C' erano anche dei film in cui i vari personaggi volavano, superando fiumi, saltando da un albero ad un altro come fossero delle scimmie, o spostando enormi massi, con la sola forza del pensiero. Insomma tutto un mondo marziale che a noi occidentali in quegli anni suscitava, da un lato entusiasmo e voglia di emulazione, e dall'altro senso del ridicolo per le esagerazioni a cui assistevamo...continua


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lunedì, marzo 06, 2006

Storia della arti marziali: la Capoeira

..sempre per rimanere nelle zone calde, vi voglio parlare ora di un' arte marziale molto particolare, la Capoeira. Originaria del centro Africa come lotta tribale, discende dai primi schiavi deportati dai portoghesi in Brasile nelle zone di Baia e San Paolo. In origine era una vera e propria lotta per la difesa personale che gli schiavi praticavano nei momenti di libertà, ben presto però i negrieri resisi conto che queste pratiche potevano risultare pericolose per loro proibirono agli schiavi qualsiasi tipo di lotta. Questo però non fermò la loro voglia di continuare ad allenarsi e astutamente mascherarono le tecniche in una specie di danza molto acrobatica, spettacolare e senza contatto, così da ingannare i loro schiavisti. Priva di colpi di pugno, visto che spesso le mani erano legate con delle catene, la Capoeira ha sviluppato l' uso dei calci, delle perfette schivate e dei salti acrobatici degni di un vero ginnasta. Oggi come allora, l' esibizione che loro chiamano "gioco" è accompagnata musicalmente da uno strumento a corde molto antico chiamato Birimbao, che insieme ai bongo, tipici tamburi africani, accompagna gli atleti nelle loro evoluzioni, in un ritmo che aumenta di intensità, insieme alle tecniche stesse.

C' è una particolarità che pochi sanno di questa disciplina brasiliana: forse ora non si usa più, ma nel passato era di grande astuzia nel momento del combattimento reale, inserire tra le dita dei piedi una piccola lama che veniva usata come un micidiale rasoio nell' esecuzione dei tipici calci girati con il piede posto in modo verticale (un tipo di calcio molto veloce, in cui i brasiliani sono dei veri specialisti), il punto di contatto era spesso la gola dell' avversario, che se era altrettanto abile e scaltro portava al collo il famoso drappo di seta tipico dei brasiliani di Baia, questo perché sembra che la seta non venga tagliata da una lama.

Oggi la Capoeira conta migliaia di praticanti in tutto il Brasile, si pratica tranquillamente all' aperto (dato il clima tropicale), formando un cerchio dove ognuno a turno può entrare e "giocare" al ritmo del biribao indossando solo un paio di pantaloni bianchi e scalzi, spesso improvvisando esibizioni in strada per la gioia dei turisti di turno.

Articoli precedenti:

6a parte
L'uomo e l'arte del combattimento: origine ed evoluzione delle arti marziali

5a parte
Discipline da combattimento e da ring: dal full contact al vale tudo
4a parte
Storia delle arti marziali: il kalaripayat
3a parte
Storia delle arti marziali: Taekwondo, Vietvodao, Silat, Kali
2a parte
Storia delle arti marziali: Ju Jitsu, Judo, Aikido e Kendo
1a parte
Storia delle arti marziali. Il kung fu (prima parte)



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