Passiamo ora ad un argomento molto difficile e delicato, ma che da grandi soddisfazioni e cioè insegnare arti marziali ai bambini.
La mia formazione di insegnante si è realizzata con l' esperienza, come normalmente avviene per queste discipline, nel senso che non ho fatto nessuna scuola di pedagogia infantile, ma comunque l’amore per i bimbi è stato un grosso incentivo. Già quando ero una giovane cintura nera, m’era capitato d’avere la responsabilità di una classe di giovanissimi studenti, ma comunque sapevo d’aver la supervisione del mio Maestro che controllava che tutto andasse bene (un po’ come faccio adesso io con i miei istruttori), tuttavia era comunque una grossa responsabilità ed anche un grande piacere, soprattutto nel constatare poi che alcuni di loro sono diventati grandi atleti e persino responsabili di enti federali sportivi.
Le difficoltà maggiori, che ho incontrato nell’insegnare ai bambini, sono da attribuire più che altro alla mia predisposizione tecnica, nel senso che io sono uno che vorrebbe insegnare mille tecniche, vorrei che le lezioni non finissero mai, appena appresa una tecnica se ne impara subito un’altra, questo mio modo di concatenare le tecniche è il mio vanto ed il mio dolore e con i più piccoli non va bene. Con loro bisogna fare tutto al rallentatore, anche se sembrano svegli e ben disposti, sia fisicamente che mentalmente, bisogna comunque rallentare il passo.
Non è molto tempo che insegno anche ai bambini, sono all’incirca dieci anni e mi ricordo che i primi tempi chiedevo consiglio ai miei amici istruttori di Judo sul da farsi, loro erano senz’altro più esperti di me nell’avere una rosa di pulcini, ma con il tempo sono riuscito ad elaborare un programma ginnico e tecnico che soddisfa sia la loro voglio di giocare e d’imparare, sia la mia didattica tecnica mirata al combattimento.
E’ divertente constatare come i bimbi siano da un lato tutti uguali e dall’altro tutti diversi ed ognuno con una propria personalità, anche un bimbo di quatto o cinque anni ti può stupire. I momenti più esilaranti avvengono quando con quella loro candida ingenuità, mi fanno richieste del tipo: "Maestro quando facciamo i calci infuocati ?", oppure, "Maestro quand’ è che cominciamo a volare?", Maestro quando possiamo diventare trottole umane", "Quando ci insegna i pugni d’acciaio?". Insomma tutti quei virtuosismi creati dai cartoni animati oppure elaborati alla PlayStation. E poi, tocca a me ridimensionare il tutto, cercando di fargli capire che quello che facciamo e che faremo è più realistico, ma più divertente (spero).
Come dicevo, i bambini sembrano tutti uguali, ma non lo sono, anche fisicamente c’ è il cicciotello, il magrolino, quello più alto per la sua età e quello più basso, c’ è il timido, il vivace, il parlantino, il sapientone, l’emotivo, il distratto, il pestifero, l’angioletto, ecc. Creare una lezione che accomuni tutti, è veramente un’impresa ed io con i miei programmi ginnici che imitano il movimento degli animali o di determinati oggetti riesco a mettere tutti d’accordo. Ci sono esercizi da eseguire in coppia e questo crea un confronto stimolante per i giovani atleti, ci sono poi dei percorsi alternativi creati per l’occasione che creano complicità e cameratismo, confronti tecnici con gli allievi più grandi che stimolano emulazione e voglia di far meglio ed infine ci sono esercizi inventati da loro stessi, che li rendono importanti e responsabili.
Ma non è tutto rose e fiori, spesso si fanno dei dispetti e qualcuno piange se non riesce a fare qualche esercizio, o qualche tecnica, ci si sente mortificati oppure giudicati, ci si rende conto di essere meno sciolti di un altro, o più sensibili al dolore, ma poi tutto passa, basta un abbraccio, un sorriso, un compiacimento da parte dei propri genitori, per far sentire il giovane pulcino uno scattante galletto. Ed è per questo che io chiedo sempre ai genitori d’essere rassicuranti verso i propri figli, non “mielosi”, ma presenti, senza lasciare a me il ruolo d’educatore. Io sono solo un semplice insegnante tecnico, che può insegnare tanto, ma non tutto. Ed anche se insegnargli i programmi tecnici è faticoso vederli tutti insieme con le loro performance nelle esibizioni, eseguire perfettamente quell’esercizio ripetuto tante volte, è sempre una forte emozione sia per me che per loro, che magari non credevano assolutamente di riuscire a tanto e talvolta, tra i molti bravi escono dei veri talenti, come la nostra Valeria Fedele, che ha iniziato con me che aveva quattro anni, ora ne ha dieci ed è uno spettacolo sia nelle forme che nel combattimento ed insieme ad un altro coetaneo, Giuliano De Antonis sta formando un duo di futuri campionissimi, che capitanati dal veterano (si fa per dire, visto che è poco più grande di loro), Daniele Mosca, rappresentano il futuro della TKS - Taramanni Kung Fu School.
Speriamo che abbiano il piacere di continuare, come l’ho sempre avuto io, certo è difficile pensare di poter passare una vita nelle arti marziali, visti gli stimoli esterni che oggi giorno ci sono. Per me è stato tutto più naturale, io ero un ragazzaccio di strada, capriole, lividi e contusioni erano più frequenti, oggi i bimbi sono più controllati e coccolati,. Mi accordo che spesso non hanno mai fatto una capriola sul lettone di mamma o i miei giochi infantili, tipo il salto della cavallina, la sedia del Papa, o andare a cavacecio, tanto per citarne qualcuno. E' per questo che ho inserito tutti questi “giochi esercizi” nel mio programma ginnico, per stimolare sia il loro fisico che la loro fantasia e creatività, lasciando che il computer e la PlayStation per un momento rimangano solo un soprammobile di casa.
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