mercoledì, febbraio 22, 2006

L'uomo e l'arte del combattimento: origine ed evoluzione delle arti marziali

...i secoli che ci hanno preceduto coi loro abusi e le loro guerre, quelli si che erano tempi funesti per l' uomo; la vita umana valeva molto poco e delle volte morire in battaglia era molto più onorevole che vivere da schiavi o vivere da poveri. E' per questo che c' è stata sempre una costante ricerca per migliorare le proprie risorse tecniche sin dai tempi della prima clava che fece scoprire all' uomo delle caverne l' importanza di un' arma, via via sempre più perfezionata e mirata per ogni tipo di guerra: arco e frecce per colpire da lontano, lance lunghe e grandi spadoni da far roteare in mezzo ai nemici e talvolta per tagliare le gambe dei cavalli che venivano incontro e poi spade corte e pugnali per combattere a corta distanza, ogni strategia era buona, ogni tecnica appresa in battaglia era memorizzata e rielaborata, ogni cosa era buona, ogni colpo doveva essere risolutivo, difendersi e attaccare (sul serio),si rimaneva vivi o si moriva.

I sistemi di lotta, il combattimento, le arti marziali sono nate così, studiate, memorizzate e provate in battaglia e anche nei brevi periodi di pace i tornei e le sfide erano sempre all' ultimo sangue, niente veniva fatto per sport e anche quando le armi da fuoco rendevano spesso pericolosi gli attacchi diretti, la bravura tecnica era sempre considerata e studiata a fondo per essere migliorata. Dalla lotta corpo a corpo dei Greci nel famoso "Pancrazio" (Pancrase) all' allineamento perfetto delle centurie romane che con i loro scudi quadrati avanzavano compatti come fossero blindate per poi dimostrare la loro abilità nel combattimento a corta distanza con le "daghe" (spade larghe e corte molto maneggevoli), per arrivare alla scherma spagnola (dove si combatteva a due mani spada e daga), perfezionata nelle guerre di conquista e nelle lotte Indonesiane e Filippine, i cui popoli erano veri maestri nell' uso delle armi da taglio: l' Arnis Kali Escrima, il Silat, il Pekiti Tirsia, tutti sistemi di combattimento specializzai nell' uso di armi da taglio, piccole o grandi, singole o doppie. I coraggiosi guerrieri malesi e filippini spesso andavano incontro al nemico muniti solo di armi bianche incuranti del pericolo e delle armi da fuoco dei loro nemici. E spesso il loro coraggio e la loro tecnica aveva la meglio su tutto, correre, essere agili, avanzare e tagliare, schivare e colpire, avanzare di nuovo e colpire ancora, un taglio ad un braccio che magari tiene un fucile, un taglio ad una gamba per far rallentare, un taglio ad un fianco per fermare un attacco ; ogni cosa era fatta in velocità senza starci troppo a pensare, tanto se il nemico era solo ferito ci avrebbe pensato il resto dei compagni a colpire ancora. Questi grandi guerrieri che hanno affrontato prima gli Spagnoli, poi i Giapponesi ed infine gli Americani, hanno elaborato i sistemi di lotta chiamati universalmente Arnis Kali Escrima, dove al posto delle lame spesso usavano dei bastoni di rattan, una specie di canna molto resistente e maneggevole ma con lo stesso micidiale risultato. I colpi di impatto sono semplici, sono quelli usati realmente in battaglia, colpire alla testa, colpire ad un polso, ad un fianco, alle gambe, alle articolazioni e l' abilità procede nell' intrappolare un attacco, nell' immobilizzare un aggressore, nel difendersi efficacemente da un attacco armato...L'Arnis Kali Escrima.Questo sistema di combattimento e di difesa personale risultò talmente efficace da essere adottato come metodo innovativo dalla polizia americana fino ai giorni nostri.
Ed è proprio in America che questo sistema viene insegnato da quel grande personaggio che è Dan Inosanto. Di origini filippine deve la sua fama al fatto di essere stato il primo allievo del famoso Bruce Lee, anche se considerarlo solo un allievo sarebbe riduttivo visto che fu proprio lui che fece conoscere a Bruce Lee i famosi Numchaku e il sistema Kali dei doppi bastoni corti. Nella sua accademia in California i programmi di studio sono articolati su diverse discipline: tecniche con armi da taglio, singole e doppie, studio del Jeet Kune Do, lotta filippina e indonesiana, Kick Boxing, Ju Jitsu e Capoeira, tutte discipline praticate da lui stesso. Potete immaginare quanta cultura tecnica possieda questo piccolo grande uomo ormai non più tanto giovane. E' chiaro che sia in Indonesia, in Malesia e nelle Filippine questi sistemi esistono da sempre e continuano ad essere praticati ma il fascino che fuoriesce dall' Accademia di Dan Inosanto è forse qualcosa di unico...(continua).

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5a parte
Discipline da combattimento e da ring: dal full contact al vale tudo
4a parte
Storia delle arti marziali: il kalaripayat
3a parte
Storia delle arti marziali: Taekwondo, Vietvodao, Silat, Kali
2a parte
Storia delle arti marziali: Ju Jitsu, Judo, Aikido e Kendo
1a parte
Storia delle arti marziali. Il kung fu (prima parte)


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Arti marziali: l'avvento dei tornei senza regole.


..cosa è cambiato allora nel mondo delle arti marziali, dall'avvento dei tornei senza regole?
Probabilmente molte certezze e molte metodologie hanno dovuto ridimensionarsi già trent'anni fa quando il compianto Bruce Lee rivoluzionò il concetto di combattimento libero introducendo concetti e metodi allora rivoluzionari. Intrappolamenti, incastri, colpi poco ortodossi, allenamenti a contatto pieno con protezioni, erano per l'epoca decisamente innovativi e solo la sua grande capacità fisica ed interpretativa riuscì a mettere tutti d'accordo. Il suo "sistema non sistema", ha fatto nascere metodologie e concetti tecnici che molto dissociano dal tradizionale movimento figurativo dell'arte marziale nel senso più puro del termine, per un approccio più immediato e risolutore che vede nella difesa personale il suo fine più alto. Tutta questa voglia di realismo, non ha chiaramente cancellato tutti quegli stili tradizionali, il cui fine è quello di praticare l'arte marziale per tutta la vita, ha solamente diviso i due concetti di base: sportivo o da ring/ tradizionale e di studio. I praticanti sportivi alleneranno la velocità, il colpo d'occhio, le migliori tecniche per fare punti, i professionisti del ring alleneranno la resistenza fisica, la strategia tattica e le migliori tecniche risolutive; i tradizionalisti cercheranno nella memoria tecnica del passato di vivere un presente di studio e conoscenza, nel rispetto della millenaria arte marziale a cui appartengono.

Il mio pensiero è che le arti marziali erano state create per confrontarsi contro più avversari, qualunque fosse il loro sistema di lotta; essere bravi nel corpo a corpo può andare bene contro un avversario solo, se fossero di più sarebbe già un problema. Saper tirare bene solo i pugni potrebbe essere limitato in caso di infortunio ad una delle braccia ma anche tirare solo i calci è inefficace se abbiamo un ostacolo davanti o se siamo stretti in un angolo. L' ideale sarebbe di avere tutte e tre le qualità, la destrezza del pugilato, la coordinazione di un' arte marziale e l' abilità nella lotta corpo a corpo. Ma per essere veramente bravi, queste discipline devono essere allenate singolarmente e magari anche le competizioni dovrebbero essere disputate su tre livelli di combattimento, tre fasi in cui si deve schermare mantenendo la distanza, lottare corpo a corpo e boxare o viceversa. A mio avviso questo nuovo sistema di competizioni produrrebbe talenti in grado di esprimersi al meglio, nelle diverse specialità ma solo se queste sono obbligatoriamente divise tra loro, si eviterà di assistere come capita adesso nelle competizioni attuali di Free Fight ad una sorta di rissa senza nessun senso estetico, che invece da sempre ha contraddistinto le arti marziali. Inoltre, per esprimersi al meglio nelle singole discipline esse dovranno essere studiate a fondo, quindi chi è bravo a tirare solo pugni dovrà per forza imparare a tirare calci e a lottare, viceversa chi è bravo solo nella lotta dovrà imparare a boxare, calciare e tenere la distanza per diventare un atleta completo in grado di confrontarsi contro uno o più avversari qualunque sia il metodo di lotta. Un atleta magari molto allenato ma pur sempre solo un atleta e non un uomo invincibile con un' arte marziale invincibile e con una tecnica o con un colpo invincibile. Le non si dovrebbero praticare per essere invincibili, essere molto allenati può dare sicurezza, essere forti, precisi, determinati può essere un vantaggio in una gara, in un confronto che anche se molto cruento e senza regole è pur sempre un confronto tra due persone che sanno quello che stanno facendo e quando devono fermarsi, non come in un' aggressione reale in cui tutto è imprevedibile ed anche l' atleta più preparato non saprà mai cosa potrebbe succedere davvero. Tutte le tecniche provate e riprovate in palestra o in gara, potrebbero risultare meno decisive di quello che speravano o viceversa potrebbero risultare "troppo" decisive e ferire gravemente o addirittura uccidere il malcapitato aggressore che magari "anche se a torto" voleva solo il nostro portafogli. Ma potremmo anche rimanere pietrificati o imbambolati, magari solo per un attimo, o potremmo rimanere delusi nel constatare che il nostro micidiale pugno o il nostro potente calcio non hanno l' effetto desiderato, magari perché il nostro aggressore ha bevuto molto o è drogato o ha preso degli eccitanti che abbassano di molto la soglia del dolore e anche se colpiti molto forte sul viso subendo lo stesso i danni fisici derivati dai colpi, potrebbero non cadere e rendere il tutto molto più drammatico.Saremmo veramente capaci di infilargli
le dita negli occhi, come si dice spesso? O di artigliargli i genitali col famoso artiglio dell' aquila, o farli penetrare le ossa del naso nel cervello col micidiale colpo di palmo, o rompergli l' osso del collo, come si vede tante volte nei film? Io non credo che saremmo capaci di tanto (per fortuna), salvo rari casi in cui la nostra vita o quella dei nostri cari sia veramente in pericolo, ma al giorno
d' oggi la nostra vita non è veramente in pericolo come nel passato...(continua)

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domenica, febbraio 12, 2006

Discipline da combattimento e da ring: dal full contact al vale tudo

..dopo questo lungo discorso introduttivo, per spiegare in modo semplice l' origine e lo sviluppo di alcune delle più famose, eccoci di nuovo a parlare delle cosiddette discipline da combattimento o da ring. Alcune delle più conosciute sono: il Full Contact, la Kick Boxing, la Muay Thai, il Savate e le nuove arrivate Free Fight, Vale Tudo, ecc. Non ho menzionato il pugilato e la lotta perché di questi si sa ormai quasi tutto, parliamo invece del Full Contact, sviluppatosi nei primi anni '70. Era il pallino fisso che avevano i grandi campioni di Karate americani di disputare degli incontri senza il controllo dei colpi come avviene per il pugilato, così da poter confrontare realmente le proprie capacità ; uno dei più grandi campioni di allora, l' americano Joe Lewis, già campione di Karate fu nel Full Contact che ebbe le soddisfazioni maggiori tanto da esserne considerato il padre. Le regole di base sono colpi classici come nella boxe e calci dalla cintura in su; le protezioni sono guantoni e parapiedi. Questo genere di incontri, disputati in un ring, ebbe un forte impatto in tutti quei combattenti che fino ad allora si erano sentiti limitati dalle troppe regole per il controllo dei colpi ; qui si poteva colpire sul serio sia di mani che di piedi (il termine "full contact" significa appunto contatto pieno) e la grinta e la determinazione spesso facevano la differenza.

Sull' onda di questo successo, in quegli anni nacque un' altra disciplina di grande effetto, la Kick Boxing, letteralmente "calciare e boxare". Anche qui il contatto è totale e in più si può calciare alle gambe, cosa che fece una netta differenza nella resistenza degli atleti. Ideata dai giapponesi del Kyokushinkai negli anni '60, spesso battuti dai thailandesi negli incontri diretti disputati nel sistema Thai, tolsero a quest' ultima i micidiali colpi di gomito e le ginocchiate creando così un nuovo sistema di combattimento moderno. L' avvento di questa nuova disciplina fece conoscere al resto del mondo altre due arti marziali molto cruente: il Savate o boxe francese (di origine napoleonica anch' essa con colpi alle gambe molto tecnici ed efficaci) e quella che sembra essere una delle più dure discipline da combattimento, ovvero la Muay Thai o boxe thailandese, di origini molto antiche, deve la sua fama al fatto che si colpisce praticamente con tutto.Sono ammessi i colpi di pugno, di gomito; i colpi al viso, alle gambe, i micidiali colpi di tibia e i rivoluzionari colpi con le ginocchia, principalmente sferrati dopo una presa al collo con le braccia chiamata "clinch". Anticamente in Thailandia questi incontri venivano disputati senza nessuna protezione o limite di tempo e spesso i combattimenti finivano con delle ossa rotte e non di rado con la morte. Una caratteristica particolare di questa arte marziale è data da una specie di danza propiziatoria che ogni atleta esegue all' inizio di ogni incontro, come a voler ringraziare una divinità a lui favorevole. Nel circuito europeo, l' Olanda è stata per molti anni la nazione più forte in questa disciplina subito dopo la Thailandia ma in questi anni anche l' Italia si sta facendo valere. Qui da noi comunque, le regole nel combattimento vietano di colpire al viso con i gomiti e se questo da un lato salvaguarda molto l' incolumità dell' atleta, dall' altra limita molto l' uso della scherma pugilistica a favore dei clinch per portare le famose ginocchiate che oltre a fiaccare la resistenza dell' avversario, in termini di punteggio hanno più valore. Ma senza la paura delle gomitate molto spesso i combattimenti si riducono ad una specie di lotta a colpi di ginocchia ed anche se il combattimento risulta lo stesso molto cruento, non avrà mai la spettacolarità dei combattimenti thailandesi.
Riassumendo, abbiamo detto che il Full Contact e la Kick Boxing sono un' idea prettamente giapponese e americana, il Savate è francese, la Muay Thai è thailandese. Ma anche la moderna Cina ha le sue discipline da combattimento, il ebbe una grossa trasformazione nelle competizioni, non potendo combattere a mani nude ed ognuno nel proprio stile viste le innumerevoli metodologie, la federazione cinese ha messo a punto una sorta di Full e Kick, in cui oltrei ai pugni e ai calci, si può proiettare a terra l' avversario (nel minor tempo possibile) : questo sistema è chiamato Sanda cinese. Ma tutta questa voglia di realismo nel combattimenti aveva un unico neo rappresentato dalle protezioni per l' incolumità dell' atleta a volte anche esagerate: caschetto, guantoni, corazza, cavigliere, parapiedi, conchiglie, paradenti ed anche una grata sul viso come nel caso della Leitai cinese, un' altra sorta di combattimento totale...(continua).

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martedì, febbraio 07, 2006

Le arti marziali in Italia: judo, karate, kungfu, kickboxing, muaythai

..le arti marziali in Italia, sono arrivate piuttosto tardi, sembra che uno dei primi insegnanti fosse un reduce della seconda guerra mondiale, che imparò il ju-jitsu in Giappone. Era intorno agli anni '50 ed il Judo ed il Karate avrebbero atteso altri dieci anni per svilupparsi.
Il Judo, che era una rielaborazione del tradizionale Ju-Jitsu a cui erano state tolte le tecniche più pericolose per consentirne un uso sportivo, divenne negli anni '60 disciplina olimpica e il Karate riscontrò da subito un enorme successo, per la spettacolarità delle sue tecniche.
Codificato nel 1600 nell'isola di Okinawa, tolse al Kung Fu cinese (da cui aveva appreso i principi di base), tutti quei gesti coreografici ed imitativi degli animali, per elaborare delle tecniche più adatte ad un allenamento di tipo militare evidenziando però le tecniche di pugno e calcio senza l'uso delle armi,fino ad arrivare ad un vero virtuosismo personale di autodeterminazione tecnica. Il termine Karate significa appunto "mano vuota".

Il Kung Fu fece la sua prima apparizione in Italia intorno agli anni '60, quando cominciarono ad invitare i primi insegnanti cinesi. Il primo maestro cinese di Kung Fu tradizionale fu il compianto Si-Fu Chang-Dsu-Yao, scomparso ormai negli anni '90. Egli praticava lo stile Shaolin, un Kung Fu dai movimenti ampi e molto figurativi. In quegli anni, l'allenamento tecnico era rappresentato principalmente sullo studio delle forme come memoria tecnica, con posizioni più statiche, ma veloci e potenti come nei katà delle scuole giapponesi e più sciolte e armoniose, ma ricche di colpi dei taolù cinesi. Questa apparente differenza tecnica, creava spesso una certa rivalità tra le due forme di arti marziali, che venivano però rappresentate tutte e due allo stesso modo durante le esibizioni, con tecniche di rottura di mattoni, tegole o con dimostrazioni di ci-kung e resistenza al dolore. Questo tipo di rappresentazioni tecniche così spettacolari richiedevano una grande determinazione ed un costante allenamento fisico, ma era l'unico modo per dimostrare la propria abilità ed il proprio coraggio visto che durante le competizioni sportive di combattimento era vietato il contatto pieno. Solo in seguito, con la nascita di quelle che sarebbero poi diventate discipline da ring, parlo del Karate Contact chiamato poi Full Contact, della Kick Boxing, e della Muay Thai o Boxe Thailandese, l'antichissima arte nazionale del Siam. Tutte discipline in cui era ammesso il contatto con regole precise e con protezioni per le mani e i piedi, ma pur sempre molto combattive.
Nel Full Contact si possono usare, oltre alla scherma pugilistica anche gli arti inferiori con calci dalla cintura in su, nella Kick Boxing le regole permettono anche di colpire con calci alle gambe e nella Muay Thai, l'uso delle ginocchiate e delle gomitate ha reso tutto molto più spettacolare. Per circa un ventennio, le arti marziali e le discipline da ring si sono spartite la scena con competizioni ed esibizioni, tecniche di rottura spettacolari per le arti tradizionali, combattimenti a contatto per le discipline sportive, fino all'avvento negli anni '90, di quello che avrebbe rivoluzionato il concetto di arte marziale nel suo termine più completo e cioè: "la nascita dei tornei senza regole".

All' inizio i tornei, che spesso venivano disputati in una gabbia per enfatizzare ancora di più l'evento, vedevano confrontarsi atleti di discipline diverse tra loro, stili abituati a colpire di pugno e di calcio incontravano sistemi basati sulla lotta sia in piedi che al suolo. Erano tornei decisamente cruenti con pochissime limitazioni e con la possibilità di colpire l'avversario anche quando esso cadeva a terra e visto che non erano ammesse protezioni o guanti protettivi, le ferite e i KO erano una consuetudine. Tuttavia quello che saltò subito agli occhi fu la netta superiorità che avevano "i lottatori" contro i cosiddetti colpitori, quindi discipline basate su prese, sbilanciamenti, chiavi articolari, strangolamenti, ecc. la fecero in quegli anni da padroni.
Queste fece chiaramente riflettere tutti quegli artisti marziali, abituati ad un combattimento da schermidore, certamente preparati ad un contatto pieno, ma sicuramente non abituati alla lotta al suolo e visto che comunque era chiaramente vietato colpire nella zona degli occhi, della gola e dei genitali, un lottatore ben preparato fisicamente poteva sopportare di essere colpito da pugni o calci nei primi momenti del match quel tanto che serviva per chiudere la distanza e portare l'avversario ad un combattimento a lui più congeniale, cioè a terra, ed è proprio durante le tecniche al suolo che si vide la differenza didattica delle due discipline. Inutile negarlo, i lottatori erano tecnicamente più preparati e questo cambiò decisamente tutti i criteri di allenamento dei futuri atleti del ring. Tutti quei professionisti che ormai come i pugili venivano pagati profumatamente, si allenavano ad un combattimento completo, con tecniche di pugni, calci e lotta sia in piedi che al suolo, questo chiaramente indusse anche i lottatori ad imparare a calciare e boxare.

Ora le cose si sono un po' equiparate, non c' è più una netta superiorità nei due sistemi di lotta, ora gli atleti sono fisicamente preparati su tutti gli aspetti del combattimento e la vera differenza la fa il valore di ogni singolo personaggio (continua).

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domenica, febbraio 05, 2006

Storia delle arti marziali: arti marziali tradizionali e sport da combattimento

La divulgazione maggiore del avvenne quando la Cina subì l' invasione da parte della Manciuria che distrusse quasi tutti i templi; i pochi monaci rimasti vivi si rifugiarono nelle zone circostanti dove insegnarono segretamente il Kung Fu a pochi discepoli che diventarono a loro volta grandi campioni, dimostrando la loro abilità in tornei di paese, ingigantendo sempre di più la fama dei monaci Shaolin e contribuendo così alla divulgazione del Kung Fu anche aldilà dei confini territoriali. La bravura di alcuni maestri in determinate tecniche faceva nascere nuovi stili e nuovi metodi tutti derivati dal concetto di >self-defense che è alla base di tutte le , un concetto che unito alla spiritualità filosofica orientale denota la netta differenza tra arti marziali tradizionali dai cosiddetti sport da combattimento. Forse è stato proprio il termine "" a creare una certa differenza di interpretazione nelle arti marziali.

Fuori dalla Cina, le scuole di Kung Fu e i Dojo giapponesi hanno lasciato il posto alla palestra o al massino alle accademie dove le arti orientali vengono praticate con fini agonistici. Gli allenamenti sono diversi, le mani e i piedi non sono più induriti come nel passato perché si usano i guanti protettivi e non si pensa quasi più a colpire i famosi 108 punti vulnerabili del corpo umano perché sarebbe impossibile farlo senza una adeguata preparazione delle mani e dell' anatomia in generale. I campioni del passato, quelli che hanno creato e divulgato i sistemi di ogni arte marziale, non si allenavano per sport ma per un vero bisogno di salvaguardia ed il loro colpi dovevano essere eseguiti senza sbavature, perché ogni errore era pagato a caro prezzo. Questo non vuol dire che da allora non c' è stato più bisogno di difendersi ma l' invenzione delle armi da fuoco e la sua diffusione generale ha fatto si che la bravura tecnica servisse a poco contro un' arma puntata contro; tuttavia l' arte marziale ha continuato la sua diffusione fino ai giorni nostri evolvendosi piano piano come forma educativa per i giovani che con l' allenamento costante e con la bravura tecnica riuscivano ad emergere anche come uomini. Il timore di combattere per la vita non c' era più e le nuove regole nei combattimenti limitavamo moltissimo il contatto; bisognava tenere la distanza e sfruttare la velocità e le migliori tecniche. Tuttalpiù venivano esibite delle tecniche di rottura di tavole o mattoni per dimostrare la propria abilità e forza nei colpi decisivi. Questo sistema di gara ed esibizioni era la prerogativa principale del Karate che insieme al Judo era l' arte marziale più diffusa al di fuori dell' Oriente ed è proprio in virtù di questa sua diffusione nel mondo occidentale che crebbe l' interesse per le arti marziali.

Il Judo, divenuto disciplina olimpica, è ormai a tutti gli effetti uno sport ed anche se meritevole di grossi elogi per il lavoro educativo svolto da migliaia di giovani e giovanissimi praticanti non è più tuttavia da considerare un'arte marziale tradizionale. Anche il Karate come il Tae Kwon Do vorrebbe entrare nel circuito olimpico ma quando questo avverrà, anche se il prestigio e la notorietà saranno elevatissime, probabilmente si perderanno molte di quelle tecniche tradizionali che hanno permesso a queste due arti di arrivare quasi intatte ai nostri giorni, a favore di altre tecniche di facile sviluppo tecnico elaborate esclusivamente per la gara...(continua).

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Storia delle arti marziali: il kalaripayat

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giovedì, febbraio 02, 2006

Storia delle arti marziali: il kalaripayat

..sempre per rimanere nelle zone calde, c' è un arte marziale indiana il Kalaripayat talmente antica che sembra essere la progenitrice stessa del Kung Fu cinese. Esportata dal monaco zen Bodhidharma nel V secolo d.c. Fu una delle prime forme di arte marziale praticata, basata su movimenti ginnici terapeutici e sullo studio dei 108 punti vulnerabili del corpo umano, come nell' agopuntura cinese e prevede anche l' uso della sciabola e del pugnale. Fu quindi il monaco Bodhidharma forse, ad insegnare questa forma di arte marziale ai monaci Shaolin ma a loro volta questi crearono nuove forme di combattimento, ispirandosi agli animali e per rendere più efficaci le loro tecniche indurivano le loro mani proprio come fossero degli artigli. Poterono così imitare i colpi della tigre, del leone, dell' aquila, della mantide religiosa, ecc... il sistema di allenamento di allora era molto diverso rispetto ai metodi tradizionali di oggi. Inizialmente erano solo i monaci Shaolin a conoscere il vero Kung Fu tradizionale, l' ideazione delle forme (Taolu o Kata), come memoria tecnica fu la vera rivelazione. Osservando la strategia nel difendersi e nel portare gli attacchi degli animali, i monaci ne imitarono i gesti, simulando un ipotetico combattimento immaginario con uno o più avversari. Questa specie di danza marziale poteva essere leggera e flessuosa, oppure dura e decisa, proprio come farebbe un serpente, una tigre od un' aquila ma l' allenamento di allora era molto più deciso, più duro, i rischi di aggressioni erano reali e bisognava allenare il corpo più duramente e non avendo la forza di una tigre, la velocità di un serpente e l' agilità di una scimmia, bisognava essere più precisi. Per questo che le tecniche venivano ripetute migliaia di volte, le mani dovevano essere dei veri artigli, la precisione nel colpire i punti vitali del corpo doveva essere perfetta e per fare ciò non bastava qualche mese ma anni e anni di allenamento...(continua)


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Storia delle arti marziali: Taekwondo, Vietvodao, Silat, Kali

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Storia delle arti marziali: Taekwondo, Vietvodao, Silat, Kali

..le tecniche di spada in Giappone hanno sempre avuto un' importanza fondamentale, fin dai tempi dei famosi Samurai, in cui l' integrazione della Katana come forma di combattimento era parte intrinseca dell' uomo stesso. Nella nostra era, il Kendo (la via della spada) non ha più gli aspetti cruenti di un tempo, a parte le scuole tradizionali di Iaido (l' arte dello sfoderamento, cioè l'arte di colpire direttamente sfoderando l'arma). Il Kendo moderno si pratica con delle spade fatte di canne di bambù e l' incolumità è salvaguardata da grosse corazze munite di una maschera protettiva per la testa.
Un' altra arte marziale orientale molto importante anche se abbastanza recente è il Tae Kwon Do (la via dei pugni e dei calci volanti) da poco divenuta disciplina olimpica e sviluppatosi in Corea, anche se di tradizioni molto più autentiche (sembra discendere dal Karate e dal Kung Fu). Diventato sport nazionale coreano deve la sua fama e spettacolarità all' uso di calci volanti, anche se il programma di allenamento prevede molte tecniche di braccia sono i calci a farla da padrone. L' origine di questa specialità, sembra da attribuire nell' abilità che avevano i piccoli guerrieri coreani nel disarcionare gli attaccanti a cavallo con dei calci volanti micidiali.

Ci sono poi altre arti marziali, meno conosciute, ma non per questo meno importanti e sono: il Viet Vo Dao, originario del Vietnam e famoso per i suoi strangolamenti volanti; il Qwan Ki Do molto simile al Kung Fu; gli stili filippini e indonesiani chiamati Silat, Dumog, Kali Esprima, ecc. dove le caratteristiche principali sono date dall' uso costante di armi corte, come i bastoni di rattan, le spade e i coltelli, armi molto più adatte in un combattimento dalle caratteristiche tropicali, visto le zone in cui si trovano i duellanti. In virtù di questo, sembra che la differenza nell' uso delle tecniche sia da attribuire proprio ad un fattore climatico. Laddove nelle zone fredde il corpo era coperto con più indumenti si svilupparono le tecniche di lotta o prese vista la difficoltà nei movimenti agili; mentre nelle zone calde un corpo seminudo si è prestato meglio a tecniche più veloci, fantasiose e ricche di colpi...(continua).


2a parte
Storia delle arti marziali: Ju Jitsu, Judo, Aikido e Kendo

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mercoledì, febbraio 01, 2006

Storia delle arti marziali: Ju Jitsu, Judo, Aikido e Kendo

..innumerevoli stili sono stati creati subendo le influenze di ogni maestro e con l' apporto di modifiche tecniche in base alle zone dove ci si allenava. Nel sud della Cina le braccia avevano un' importanza maggiore nell' allenamento poiché spesso le aggressioni avvenivano sulle barche, quindi le gambe servivano più per l' equilibrio che per colpire, le posizioni perciò erano basse e statiche, ma le braccia diventavano durissime. Nel nord della Cina invece, le gambe e quindi calci, salti e spazzate erano di importanza fondamentale quando si veniva aggrediti da più persone. Gli stili di Kung Fu arrivati ai nostri giorni, sono ancora molti, anche se tanti si sono persi nel tempo. Attualmente gli stili più conosciuti sono: lo stile Shaolin o Siu-Lam (il pugno di Shaolin), lo stile Hun Gar dei cinque animali, il Pa-Kua, il Choy-Li-Fut, lo stile Tang Lang (della mantide religiosa) ed il Wing Tsun che risulta essere uno degli stili di Kung Fu più praticati e che si differenzia dagli altri sopra elencati per il suo modo di fronteggiare un attacco ; si rimane sempre in linea retta, cercando di mantenere il contatto con l' avversario tramite l' uso degli arti superiori, per riconoscere e neutralizzare gli attacchi colpendo poi a ripetizione con i famosi pugni a catena (pugni verticali). Negli altri stili, il modo di muoversi è molto più circolare e l' uso dei calci alti, delle spazzate e degli spostamenti e dei contrattacchi veloci ne denota le caratteristiche.


Anche il vicino Giappone ha attinto le sue conoscenze marziali dalla Cina, sebbene nel medioevo furono i Samurai i primi giapponesi a conoscere la "Via del Guerriero" (Bushido) esperti nell' uso della spada, la famosa Katana ma anche nella lotta a mani nude. Ora, senza nulla voler togliere al Sumo, sport nazionale giapponese, credo che una delle sue arti marziali più famose sia il Karate. Originario dell' isola di Okinawa, si è sviluppato nel XVI secolo, durante l' occupazione cinese prima e giapponese poi, quando fu proibito l' uso delle armi. In questa disciplina vengono enfatizzate le tecniche di pugni e di calci, cercando nella ripetizione continua delle tecniche la perfezione dell' atto stesso. Anche se ai giorni nostri non si usa quasi più, anticamente le mani e i piedi venivano condizionati e induriti con dei calli mediante la percussione continua, su un attrezzo chiamato Makiwara, un palo od una tavola ricoperta da una corda; questo micidiale attrezzo serviva a rendere le mani ed i piedi così duri da essere considerati delle vere e proprie ami. In questo modo ci si poteva difendere senza bisogno di spade o lance, da qui il nome (mano vuota). E' noto infatti che il famoso shutò o colpo di taglio della mano rappresenterebbe appunto il colpo di spada che era decisivo per il taglio della testa.

Le altre giapponesi più importanti sono: il , il , l' ed il Kendo.
Il Ju Jitsu è da considerarsi un po' l'antenato di queste arti tradizionali giapponesi, era il sistema di lotta che usavano i quando dovevano combattere senza armi. Creata essenzialmente come difesa personale, le sue tecniche principali erano le proiezioni, le levi articolari e gli strangolamenti, ma era difficile allenare queste tecniche laddove l' efficacia delle stesse era data proprio dal portarle a termine, visto che erano state create per uccidere o lussare qualche osso. Fu proprio a questo che pensò il grande maestro Jigoro Kano nel 1882, l' ideatore del Judo moderno come viene chiamato oggi. Il Judo (la via della cedevolezza), prendeva spunto dalla tecniche di Ju Jitsu ma in modo meno cruento, più morbido, più flessibile (" è come nella natura, dove un forte vento spezza i rami più grossi e duri, lasciando indenni quelli leggeri o sinuosi che seguono il movimento del vento, per poi ritornare come prima"). Nel Judo si cerca un contatto con l' avversario cercando e inducendo lo sbilanciamento per proiettarlo a terra e immobilizzarlo con tecniche al suolo. In quell' epoca ci fu un altro grande maestro che sviluppò e mise a punto un' altra arte marziale importante, l' Aikido (la via dell' armonia). Il suo nome era Morihei Ueshiba, anche lui come molto maestri di allora, aveva praticato il Ju Jitsu, il Judo e il Kendo (arte della spada). La caratteristica principale dell' Aikido è data dal movimento rotatorio delle tecniche basate essenzialmente su leve e proiezioni, l' attacco di un avversario non viene bloccato ma agevolato, sfruttando la sua stessa spinta, si ha così la sensazione che i due combattenti non si stacchino mai, seguendo una centrifuga di movimenti che permette all' aggressore di non subire danni fisici che avrebbe se rimanesse rigido nelle tecniche: osservando i due combattenti, sembrerebbe quasi che stiano danzando. I principi tecnici tradizionali di quest' arte orientale sono fondati sulle tecniche di spada; è per questo che l' uso di quest' arma è considerato un fattore integrante dell' arte marziale stessa...(continua).

1a parte
Storia delle arti marziali. Il kung fu (prima parte)



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